Peppe Servillo e Solis String Quartet: "'Presentimento' per rinnovare la tradizione"
pubblicato il 12 novembre 2016 alle ore 13:19
A distanza di tre anni dall'uscita di “Spassiunatamente”, che aveva visto per la prima volta Peppe Servillo e i Solis String Quartet affrontare con dovuto rispetto capolavori della canzone classica napoletana esce l'album “Presentimento” (iCompany): "canzoni che suggeriscono il desiderio e il destino delle nostre vite" e una naturale prosecuzione di un progetto che continua a spaziare all'interno di un immenso panorama musicale, senza cercare di circoscriverlo ad un periodo o ad un autore.LE MANI NEL REPERTORIO CLASSICO
La voce di Peppe Servillo si unisce ancora una volta ai violinisti Vincenzo Di Donna e Luigi De Maio, alla viola di Gerardo Morrone, a Antonio Di Francia impegnato su cello e chitarra: da "Palomma" di Armando Gill alla "Tarantella Segreta" di Raffaele Viviani, dalla titletrack "Presentimento" di E.A. Mario, a "M'Aggia curà" e "Scalinatella" di Giuseppe Cioffi, la lista di autori e canzoni si inseguono e si incastrano con rigore regalando uno spettacolo a 360° che tocca musica, teatro e cuore: "La scelta del repertorio era difficile, perché le canzoni napoletane sono vaste e bellissime - dicono a Fanpage.it -. Ci siamo messi attentamente a trovare brani che andavano nella direzione di Peppe. Poi ci siamo divertiti a inventare alcuni brani, tipo "M'aggia curà", omaggiando Rossini".
SERVILLO E L'ISPIRAZIONE DI CIGLIANO
La voce di Servillo è un altro dei punti di forza di questo progetto e tra le sue ispirazioni c'è Fausto Cigliano: "Cigliano è uno degli interpreti viventi più importanti della tradizione, ma non vogliamo fare torto agli altri, però sicuramente per canzoni come "Presentimento" e "Tutta pe’ mme", l'interpretazione di Cigliano, per noi, è stata la via maestra".
RINNOVARE LA TRADIZIONE
Uno dei problemi maggiori quando si affronta il repertorio classico è quello di riattualizzarlo e renderlo fruibile a un pubblico non sempre avvezzo a questo tipo di canzoni: "Abbiamo sempre cercato di rinnovare la tradizione e lo facciamo con una forma, il quartetto d'archi, che inizialmente può infondere un po' di timore, ma attraverso gli arrangiamenti cerchiamo di dare delle letture asciutte, assieme alla maschera del teatro che Peppe riesce a mettere in queste interpretazioni. Una connotazione sobria, elegante e contemporanea".
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