Aborto, ancora "orrore obiettori" al Sandro Pertini di Roma | L'aborto come tortura nell'Italia medievale/3
pubblicato il 31 marzo 2014 alle ore 14:44
Roma, Ospedale Sandro Pertini La storia di Franca L. è la conferma dell'esperienza denunciata da Valentina Magnanti alcuni giorni fa, e che ha suscitato grande scandalo. Dopo l'amniocentesi Franca scopre che il nascituro sarebbe stato affetto da sindrome di Down. All'epoca, ha 44 anni e un figlio di 8. Non se la sente né psicologicamente né fisicamente né ha le condizioni economiche per portare avanti questa gravidanza. Come previsto dalla legge 194 (http://it.wikipedia.org/wiki/Legislazioni_sull'aborto#La_legge_194), può interromperla. Ma la sua esperienza diventa - come per Laura Fiore, Camille, Valentina Magnanti e tantissime altre – una serie di sevizie inflitte dal personale ospedaliero detto “obiettore di coscienza” che sarebbe per legge, per etica professionale, se non per pietà tenuto ad assistere le pazienti (che peraltro pagano le tasse anche per loro). Una volta iniziati i dolori del travaglio indotto per espellere il feto, Franca supplica antidolorifici che, per mancanza di personale non obiettore, non le vengono somministrati. Quando si rompono le acque le suggeriscono di espellerlo da sola al gabinetto. Franca prova ma non riesce. In attesa del turno del personale con la coscienza giusta, cessano le condizioni fisiche di Franca per l'espulsione naturale del feto. Finalmente la operano in anestesia totale. L'episodio risale al 2012. Come tantissime altre donne, dopo questi traumi perdono la testa e riescono a raccontare solo dopo del tempo. Alcune seguono terapie psicanalitiche, percorsi di sostegno e cure. Molte, come Laura Fiore e anche Camille scrivono le loro esperienze, per superarle e per denunciare.
Dentro questa vuota espressione “obiezione di coscienza” si accavallano invece una serie di gravi reati che però restano sempre impuniti, che includono sevizie, gravissime negligenze, mancanza di preparazione del personale, e una cialtronesca gestione dell'ospedale. Le donne, d'altra parte, subito dopo il trauma, non vogliono denunciare. Vogliono solo dimenticare. A questo si somma il vuoto di informazione sia in televisione, sia di una pericolosa fronda antiabortista, generalmente capitanata da uomini con gravi problemi personali.
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