L'eccezione italiana | L'aborto come tortura nell'Italia medievale/5
pubblicato il 16 aprile 2014 alle ore 10:46
La dottoressa Mirella Parachini, ginecologa al San Filippo Neri di Roma, e membro dell'Associazione Luca Coscioni spiega il percorso a ostacoli che si deve fare per abortire in Italia. Ideologia anti abortista, politica, media, finti obiettori che si dichiarano tali per convenienza di carriera, tutto questo ha generato “l'eccezione italiana": se non si rimedia, non può che peggiorare.
Il numero ormai esorbitante di obiettori di coscienza in Italia ha portato con sé vuoti di formazione medica e scientifica: i medici sono sempre meno preparati, le strutture meno attrezzate, il personale inadeguato, le informazioni poco trasparenti.
Elemento ricorrente sono le pazienti abbandonate a se stesse durante la pratica abortiva. Viene negata la presenza di conforto, è vietato l'accesso ai familiari, negato il rispetto della privacy. Sofferenze, dolore psichico e fisico, dal quale come abbiamo sentito nelle testimonianze di Laura, Franca e Camille, riescono a venirne fuori solo dopo anni, spesso con un sostegno psicologico. “Meritoria sarà l'Università che farà un master in medicina dei diritti riproduttivi delle donne. Vanno ridistribuiti gli obiettori e garantito sempre l'espletamento della 194”.
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