Casalesi e politica corrotta, mani sul business dell'acqua pubblica
pubblicato il 14 luglio 2015 alle ore 19:00
Il clan dei Casalesi aveva le mani sull'acqua in Regione Campania. Si tratta dell'ATO3, l'ente che gestisce i servizi idrici tra Napoli e Salerno: qui il coinvolgimento di Carlo Sarro, senatore di Forza Italia e commissario straordinario dell'ente d'ambito. Imprenditori legati al boss Michele Zagaria avrebbero fatto pressione sul commissario straordinario minacciandolo di far emergere una tangente di 2 milioni e mezzo di euro che sarebbe stata intascata da lui precedentemente. Sarebbe stato turbato, inoltre, il regolare svolgimento della gara d'appalto bandita dalla GORI (l'azienda che gestisce la rete idrica tra Napoli e Salerno) relativa a lavori di manutenzione e sarebbero state elargite mazzette a politici locali. Coinvolti, infatti, oltre al senatore Carlo Sarro (Forza Italia), anche l'ex sindaco di Caserta Pio Del Gaudio (Pdl), l'ex consigliere regionale Angelo Polverino (Pdl) e Tommaso Barbato (Udeur), pure lui ex consigliere regionale, che secondo la ricostruzione dei pm avrebbe assegnato lavori urgenti sempre alle stesse ditte che sarebbero collegate al clan in cambio di denaro per l'attività politica. Barbato si è candidato a sostegno di Vincenzo De Luca, ora presidente della Regione Campania, alle scorse elezioni. I reati ipotizzati sono associazione di tipo mafioso, corruzione, intestazione fittizia di beni, turbata libertà degli incanti e finanziamento illecito a partiti politici. A questo dovranno rispondere 13 componenti e favoreggiatori del gruppo Zagaria del clan dei Casalesi, destinatari di misure di custodia cautelare. L'ex sindaco di Caserta Del Gaudio è finito in manette e così anche l'ex consigliere regionale Barbato, mentre il senatore di Forza Italia Carlo Sarro è stato raggiunto da una richiesta di arresti domiciliari: l'ipotesi è turbativa d'asta. Inquietante anche un episodio raccontato anche dai procuratori Giovanni Colangelo e Giuseppe Borrelli: la sparizione delle pennetta usb di Zagaria; a prenderla, secondo l'accusa, sarebbe stato un rappresentante della Polizia di Stato - la cui identità è per ora ignota - dietro corrispettivo in denaro.
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