Luigi Bartolomeo, in coma dopo l'arresto. I familiari: "Vogliamo la verità"
pubblicato il 8 novembre 2014 alle ore 15:12
"Cosa hai sulla faccia?". "Avvoca', non posso parlare". Avrebbe pronunciato più o meno queste parole Luigi Bartolomeo all'avvocato d'ufficio che lo assisteva durante il processo per direttissima, nel quale è stato condannato a un anno e quattro mesi di reclusione dopo due evasioni dagli arresti domiciliari. Evasioni alle quali sono seguiti due fermi delle forze dell'ordine piuttosto concitati, in circostanze tutte da chiarire. A parlare è la sorella, che ora chiede verità: Luigi Bartolomeo è da quindici giorni in coma e nessuno sa perché. Né riescono a vederlo, poiché non hanno ottenuto il permesso per entrare in ospedale, mentre sul foglio - un certificato rilasciato dall'ospedale per giustificare l'assenza della sorella dal lavoro - c'è scritto chiaramente: Luigi è in rianimazione perché si trova in imminente pericolo di vita. Eppure, nulla si è mosso sul fronte dei permessi. Nulla si è mosso sul fronte della chiarezza, le informazioni sono scarse e piene di interrogativi.
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