A Palermo il processo su trattativa Stato-Mafia, Mancino in aula
pubblicato il 27 maggio 2013 alle ore 15:29
"Qui non si tratta di processare lo Stato o rifare la storia. Si tratta di fare un processo penale nel quale si accertano fatti e responsabilità". Inizia un percorso che per il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo è "un atto di giustizia". Nell'aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo si è aperto il processo sulla "trattativa" tra Stato e mafia: la Corte d'Assise è chiamata a giudicare dieci imputati, mafiosi, politici e ufficiali dell'Arma, che secondo l'accusa, vent'anni fa si sedettero intorno a un tavolo per concordare una strategia di distensione che mettesse fine al periodo stragista che tra il 1992 e il '93. Alla sbarra ci sono i capimafia Totò Riina, Antonino Cinà, Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca; il figlio dell'ex sindaco di Palermo Massimo Ciancimino, gli ex ufficiali del Ros dei carabinieri, Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno, l'ex senatore del Pdl Marcello Dell'Utri e l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino. Ha scelto invece il rito abbreviato l'ex ministro democristiano Calogero Mannino. Il pm Nino di Matteo. "Sono state indagini difficili, ma sarà assolutamente importante continuare anche nella fase dibattimentale cercare di approfondire tanti elementi che meritano approfondimenti". Dal processo è stata stralciata la posizione di Provenzano. Tra i 178 testimoni citati dalla Procura, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e quello del Senato Pietro Grasso.
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