Mondiali antirazzisti: Riace torna paese di accoglienza
pubblicato il 9 luglio 2019 alle ore 16:11
«Siamo nel 2019 ed è assurdo che una persona venga trattata male per il colore della pelle. Mi è capitato di avere episodi di razzismo qui in Italia». Ousamane Keita ha 18 anni e viene dalla Guinea, è uno dei ragazzi che in questi giorni a Riace in Calabria partecipa ai Mondiali antirazzisti. La sua squadra la ‘Villa San Giovanni Meticcia’ è composta da ragazzi di progetti Sprar e non solo, tutti giovanissimi e tutti arrivati in Italia su di un barcone.
Nel paese calabrese, balzato alle cronache nazionali per il modello di accoglienza dell’ex sindaco Mimmo Lucano, ma che alle elezioni comunali ha preferito una coalizione leghista, si torna a respirare multiculturalità, anche se solo per qualche giorno. Il neo sindaco Antonio Trifoli rassicura:«per quel che riguarda la gestione dei progetti di accoglienza, Riace non può sopportare numeri così alti, ma è chiaro che il messaggio che il paese ha dato in questi anni continuerà».
Cento squadre diversi sport, dall’Emilia Romagna fino al profondo Sud, dove la Uisp nazionale è riuscita a mettere insieme due continenti sotto un unico slogan: ‘La differenza ci unisce’.
«Dal 1997, prima edizione dei Mondiali antirazzisti, di strada ne abbiamo fatta, ma il messaggio rimane lo stesso: è quello dell’integrazione contro ogni tipo di discriminazione attraverso lo sport», spiega Manuela Claysset, presidente Consiglio nazionale Uisp.
Padrino dell’evento Adelmo Cervi, terzogenito dei fratelli trucidati dai fascisti durante la Resistenza.«Nonostante l’età sono arrivato fino a qui, è importante essere presenti per rappresentare l’antifascismo, l’antisessismo e l’anticapitalismo», spiega Cervi.
Tornei di calcio e non solo, con partite da 30 minuti. Campi autogestiti e senza arbitri, sano agonismo ma anche tante amichevoli.
«Stare tutti insieme, sudare, scherzare, puzzare insieme è una cosa bellissima. Quello che sta succedendo in questo momento in Italia, è vergognoso. In quei barconi ci sono donne che partoriscono utilizzando acqua salata per pulirsi», dice Alì dal Gambia.
«Ho deciso di esserci per portare il mio messaggio contro il razzismo, avete visto quante persone?», dice un altro ragazzo. Da Palermo, un giovanissimo:«bisogna dare un segnale forte ai poteri forti e al governo, c’è una società che crede nell’antirazzismo e nell’antifascismo».
Ruggero Marra del Csc Nuvola Rossa di Villa San Giovanni chiosa:«è un momento delicato, in cui viene fomentato un clima di odio, è fondamentale far vedere che c’è un’Italia che sa accogliere, solidale e che non cade nelle trappole di chi vuole creare questa guerra tra poveri».
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