Casa Pound: se dico fascisti mi querelate?
pubblicato il 20 settembre 2016 alle ore 13:13
Sono stato alla tre giorni di festa/conferenze che Casa Pound ha realizzato a Chianciano, in Toscana.Ho provato a raccontare Casa Pound uscendo dagli schemi del racconto basato sulla telecamera che rincorre il tatuaggio del Duce, o la scritta "Io me ne frego", o qualche ragnatela ai gomiti e una maglietta di un militante con scritto X MAS, ho visto anche quella.
Ho provato a evitare quel racconto perché il racconto del militante di base, o il semplice simpatizzante, o il curioso, in questa occasione non mi sembrava appropriata. Mi sapeva di già visto e già digerito.
Ho provato invece a raccontare quello che si racconta meno, e penso che in questo Casa Pound abbia ragione, nel rivendicare un racconto più articolato. Anche se spesso il rapporto duro con i giornalisti non predispone, anche nella libertà, la possibilità di realizzare un racconto davvero ampio e articolato.
Il mio video dura cinque minuti, perciò alcune cose, alcuni pezzi di programma, non ci saranno. Non c'è tutto, in questo video, ma penso che quello che c'è sia sincero.
Casa Pound non è solo tatuaggi, o birre. E lo dico da persona che la pensa in maniera diametralmente opposta a loro. Casa Pound è una comunità di persone, prima di tutto. Si può condividere o meno, ma così è. Una comunità che è anche partito, capace di restare movimento. Che disarticola la sua attività in volontariato (dalla raccolta di cibo alla distribuzione, fino alle associazioni collaterali, come La Salamandra che opera nelle zone dei terremoti; oppure le associazioni sportive).
Poi ci sono i tatuaggi, certo. C'è la musica - soprattutto gli ZetaZeroAlfa - e c'è il fascismo, più volte detto e rivendicato; anche quando non lo nominavo io, lo nominavano loro; e poi una parziale scenografia con qualche braccio teso, anche se di fronte a me avevano dei limiti imposti, che hanno (quasi sempre) rispettato. E una serie di eventi, come i concerti, chiusi alla partecipazione dei giornalisti.
Credo di aver realizzato un video sincero, in cui sono andato senza maschere, presentandomi per quello che sono, e costruendo il video per quello che sono: una persona con idee di sinistra che vuol capire, comprendere, provare ad articolare domande e riflessioni con qualcuno che, nella vita, siete distante da me. Per capire quanto è grande questa distanza, cosa ha di migliore (secondo loro) quella sedia, quali sono le idee dietro, i sogni e le speranze. Perché alla fine in una cosa siamo tutti uguali: siamo umani. E siamo tutti alla ricerca di un pezzetto di felicità.
Saverio Tommasi
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