Il birrificio artigianale calabrese che scommette sui ragazzi Down: "Quando vengo qui sono felice"
pubblicato il 6 agosto 2019 alle ore 16:33
«Quando vengo a lavorare qui mi sento felice, il Birrificio ce l’ho nel cuore». Tanta voglia di imparare e altrettanta di lavorare, tant’è che Valentina vorrebbe che il momento ferie e chiusura estiva non arrivasse mai. In Calabria, a Catanzaro in un piccolo laboratorio artigianale si assiste, ogni giorno, a un piccolo miracolo. Valentina, Ester, Federica, Alessandra, Manilo e Salvatore sono dei ragazzi con sindrome Down o ritardi cognitivi, ma ciò non gli impedisce di essere parte di una catena produttiva che realizza 5 tipi di birra.
Il progetto si chiama “Solid Ale Beer”, dove il termine “Ale” identifica le birre ad alta fermentazione e il termine “Solid” racchiude lo spirito di questa attività artigianale nata per quasi per caso.
«Ho partecipato a una serata dell’AIPD, associazione italiana persone Down e quella sera sono state proiettate delle immagini di esperienze lavorative dei ragazzi con sindrome», spiega Luciano Ricci, presidente di Hesperia e mente del progetto.
«Immagini che mi hanno aperto la mente, perché anche io fino a quel momento avevo delle riserve, delle limitazioni mentali credendo che questa sindrome potesse limitare i ragazzi nel lavoro», continua.
A Luciano viene regalato un libro su come fare la birra in casa e da lì l’intuizione di creare assieme al suo socio Massimo Pisanelli, un laboratorio artigianale con personale con sindrome Down.
«Da subito, ho visto che se messi nelle condizioni di lavorare in un ambiente tranquillo, i ragazzi lavorano in autonomia e con le stesse capacità, dei cosiddetti normodotati», chiosa Ricci.
Affiancati da Marina Dominijanni, socia di garanzia in rappresentanza dell’Aipd, i due imprenditori e i sei ragazzi iniziano un percorso tutto in discesa.
«Mi piace mettere l’etichetta, tappare le bottiglie, sterilizzare, lavare», dicono all’unisono Valentina e Alessandra.
«L’età va dai 25 ai 35 anni, sono tutti dei lavoratori con contratti a tempo determinato, ma speriamo nel tempo di trasformarli in indeterminato. Con questa attività abbiamo tracciato una strada che sicuramente non si fermerà al Birrificio», dice Massimo Pisanelli.
L’obiettivo adesso è quello di uscire dai confini provinciali, ma nel frattempo gli imprenditori chiosano:«Non avremmo potuto fare scelta migliore, siamo noi che abbiamo imparato molto da questi ragazzi speciali».
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