8 marzo, la lunga strada per i diritti delle donne in Somalia
pubblicato il 8 marzo 2013 alle ore 11:03
Per Shara guidare per le strade di Mogadiscio è un atto rivoluzionario, impensabile fino a un paio di anni fa con la città ancora in mano agli estremisti islamici. Nonostante la lotta contro i fondamentalisti non sia ancora conclusa, col nuovo governo la Somalia ha riacquistato la speranza, soprattutto le donne che vedono pian piano riconosciuti i propri diritti."Noi vogliamo che il governo cambi le cose - dice Shara - Abbiamo già visto molti cambiamenti, io sono qui e ancora non ci credo che posso guidare, e camminare nella mia città senza scorta armata, vestita così".Anche Nasteha Hassan ha dato una svolta al giro d'affari del suo salone di bellezza, dove per mesi le clienti non potevano entrare senza ricevere minacce."Il nostro salone va molto bene ora. Siamo contente" dice da dietro il suo velo nero.Il cammino verso la parità però è ancora lungo. Recentemente una donna che ha denunciato di essere stata violentata dalle forze di sicurezza è stata condannata ad un anno di prigione, così come il giornalista che ha raccolto la sua storia.Batula Sheik Gaballe è la direttrice dell'organizzazione nazionale per i diritti delle donne somale."Per noi il verdetto contro la vittima è ingiusto. Come lei, in Somalia ci sono milioni di donne violentate, uccise sottomesse e condannate al silenzio"
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