Paolo di Paolo: "La letteratura deve tornare a porre le grandi domande"
pubblicato il 18 ottobre 2016 alle ore 10:25
Saggio, narrazione, invettiva, "Tempo senza scelte" è il titolo del nuovo libro dello scrittore Paolo Di Paolo (Einaudi, 2016, pp. 120, € 12,00) un saggio sul valore della scelta nella nostra epoca, con uno sguardo rivolto al passato, a quelle epoche in cui scegliere era questione di vita o di morte.Tema di fondo del discorso di Di Paolo è la necessita, da parte della letteratura, soprattutto in Italia, di tornare a porre domande radicali, a porre conflitti, "attrito" con la realtà. "Da noi ci sono tanti ottimi scrittori, ma nel panorama italiano gli scrittori con maggiore esposizione mediatica hanno smesso di porsi il tema del radicalismo della scelta".
Grande attenzione, nel volume dello scrittore romano, è dato all'uso dei social network "I social ci danno l'illusione di avere un pubblico, una platea che aspetta le nostre opinioni. In questo meccanismo, il peso specifico delle parole si è assottigliato, e così abbiamo perso completamente di vista la possibilità che le parole che usiamo spesso colpiscono le persone, le feriscono, a volte le violentano".
Un uomo «sempre presente a sé stesso, sempre domatore, che non s'arresta di fronte a nulla», capace di agire con coscienza e di non arrendersi alle allucinazioni collettive. A questo tipo morale si riferiva il «giovane prodigioso» Piero Gobetti, in lotta con il suo tempo. Per esplorare lo spazio della scelta, del dubbio etico, della costruzione di sé come individui, questo libro interroga storie di esseri umani di fronte a un bivio. Giovani temerari nella realtà e nel mito, figure della filosofia e della grande letteratura alle prese con decisioni radicali, estremiste, e soprattutto durevoli. Dagli interrogativi di Kierkegaard al «no» perentorio di un personaggio di Melville, da un Benjamin pressato dall'orologio della Storia a un Calvino in cerca di una strada coerente, il corpo a corpo con la propria identità appare senza uscita. E oggi? L'identità «allargata» e «aggiornabile» si traduce in un desiderio di vivere su piú fronti insieme, perché scegliere davvero comporterebbe rischi e rinunce. Ma forse in ogni tempo c'è una via piú difficile e impervia, per arrivare a essere, come voleva Gobetti, «sé stessi dappertutto».
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