CERCHI - Lab Sessions O #02 (ESCLUSIVA)
pubblicato il 3 ottobre 2014 alle ore 11:11
Tornano i "Cerchi" in esclusiva su Fanpage e Youmedia con una nuova suggestione dal titolo "Lab Sessions O #02". E torna a stupire il collettivo composto da Alessandro Capasso, Pierangelo Consoli, Armando Taranto, Giuseppe D'Alessandro e Francesca Montesanto, che unisce nella forma di un laboratorio artistico permanente tutte le arti possibili, musica e scrittura, ballo e video-art. La lingua usata da Alessandro Capasso, frontman dei "Cerchi", è basata una forma primitiva, da lui stesso creata, chiamata Xhù, di cui l'alfabeto è consultabile sul sito ufficiale del collettivo. Questo "secondo cerchio" viene accompagnato dalle parole di Pierangelo Consoli, che ha così raccontato la seconda uscita del collettivo:
VISIONI
"Visionario: che immagina e ritiene vere cose non rispondenti alla realtà, o elabora disegni inattuabili; sognatore…Non credo che ci sia un modo migliore per dirla, una definizione più precisa della definizione stessa attinta dal vocabolario. Poiché di questo si tratta: di visioni. Alessandro Capasso è un catalizzatore e un visionario, capace di attirare intorno a se le forze di altri cinque componenti e di espandere le loro capacità che si irradiano nello spazio visivo come generatori Tesla. Uno scrittore sa cosa significa odiare le parole, dovercisi confrontare, provare ad aprirle, masticarle e sputarle su un foglio. L’esperienza del cerchio 2 è stata liberatoria, ha aperto altre vie al nostro lavoro, è stato il risultato, un modo diverso di fare ciò che ci tiene tutti visceralmente in vita".
LA LINGUA XHÙ
"Un modo diverso perché si scopre qui che è possibile veicolare messaggi di senso attraverso non solo le parole ma i suoni e i simboli. In questo senso la lingua Xhù è una liberazione, naturalmente non potremmo scrivere in Xhù, solo Alessandro ci riesce, ma l’italiano, lo Xhù, la musica, il suono, e le immagini, convivono in questa sede, si mischiano, questo perché noi non ripudiamo la parola in se, altrimenti non avrebbe senso la figura di uno scrittore all’interno del cerchio, ma essa diventa punto di partenza, non di approdo, è il lido da cui prendiamo congedo, per perderci letteralmente al largo del senso, alla ricerca di derive a noi stessi ignote, ogni video, ogni pezzo, è un viaggio intergalattico, con plance di comando volutamente in avaria".
CHI SIAMO E DOVE STIAMO ANDANDO
"Non sappiamo mai dove stiamo andando quando partiamo, di solito Alessandro ha un’idea di partenza, io la definirei una visione, ma forse lui non sarebbe del tutto d’accordo, in ogni caso si parte, e qualche mese dopo, tutti insieme scopriamo dove siamo arrivati. In mezzo ci sono confronti per telefono, via mail, discussioni, scoraggiamenti, video, foto, frame, fogli di carta e file di testo, tentativi a vuoto e centri al bersaglio, un flusso costante a cinque teste, come in tutte le buone famiglie creative.
Il cerchio 2 è stato un lavoro enorme, frutto di mesi . Per certi versi la parola ricerca non rende compiutamente l’idea dell’impresa. C’è stato bisogno di quarantatré comparse, e un mare di post it. I post it sono stati scelti per la loro natura semi adesiva. Ci serviva un modo per rendere visibili le parole, attraverso un testo assolutamente comprensibile in cui spiegavamo cosa abbiamo contro le parole stesse. E quanto restrittive sono, e superabili e insuperabili. Ma comprendiamo oltremodo di non poterne fare a meno, in quanto esseri umani con la necessità di comunicare con l’esterno, ma la semi adesività del post it incarna proprio la necessità di non attaccarcisi troppo, esse ci sono e coprono la bocca, perché a volte proprio il più alto strumento di espressione castra la comunicazione, ce la impedisce, è necessario qui parlare di linguaggio più che di lingua poiché a questo mira la costante e affannosa ricerca del collettivo, il fine ultimo, la scoperta di un linguaggio, di un modo diverso, composito e complesso, per capirci in quanto esseri umani, capaci di udire, dire e sentire. Il collettivo cerchi è l’unica formazione italiana che rinuncia alla binarietà italiano/inglese, perché quello che si cerca di fare qui non è la creazione di un prodotto fruibile, e vendibile, ma la soluzione di un mistero ancestrale: capire ciò che io sto dicendo davvero, quello che provo e quello che provi. Il cerchio 2 è un atto di coraggio".
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