Secca record per il fiume Po: "Sembra un deserto, mai visto niente di simile”
pubblicato il 26 marzo 2022 alle ore 12:05
Assenza di piogge da oltre cento giorni (più di tre mesi), ma anche scarsità di neve sulle Alpi, necessaria per rifornire le scorte naturali garantite solitamente dai grandi laghi del Nord Italia, e continuo aumento delle temperature. Il fiume Po soffre più che mai i cambiamenti climatici e si ritrova da settimane ad affrontare una situazione di siccità senza precedenti. O meglio, i livelli attuali registrati nelle stazioni di monitoraggio hanno raggiunto i picchi in negativo più alti degli ultimi cinquant'anni. Una secca così non si vedeva dal 1972, il deficit di pioggia è superiore ai cento millimetri (-92%) e le conseguenze di tutto ciò rischiano di ricadere solo sul comparto agricolo, che a livello nazionale potrebbe perdere fino a un terzo dell'intera produzione in avvio, ma anche sul “corridoio ecologico più importante del nostro Paese” rappresentato dal “Grande Fiume”, grazie alla sua biodiversità unica in tutto lo stivale. A sottolinearlo è Andrea Gavazzoli, responsabile relazioni istituzionali dell'Autorità di Bacino distrettuale del Po, l'ente pubblico che opera sotto la vigilanza del Ministero della Transizione ecologica. Le telecamere di
Fanpage.it lo hanno incontrato a Boretto, in provincia di Reggio Emilia, dove si trova un importante impianto idrovoro che solitamente consente di irrigare 220mila ettari di colture tipiche, ma che a causa della secca deve tenere spente le sue pompe. “Ci sono i momenti di magra invernale, ma mai così: sembra un deserto” dice Gavazzoli, che continua: "Non ci sono scorte e il magazzino principale, che era il Lago Maggiore, adesso ha un livello effettivamente non sufficiente a compensare questo gap". A risentirne maggiormente è però il comparto agricolo, coi contadini costretti a irrigazioni straordinarie per evitare perdite eccessive nei loro raccolti. “Con l'aumento del costo del gasolio e dell'energia, significa che per noi c'è un aggravio ulteriore- sottolinea Morena Pioli di Coldiretti Reggio Emilia-. Servono aiuti alle aziende".
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