Il centro di trasformazione della canapa per dar vita alle varie filiere
pubblicato il 9 ottobre 2020 alle ore 07:39
A Cerignola è nato un centro di trasformazione della canapa che serve ad ottenere le due materie prime necessarie per le lavorazioni successive dalle quali si possono ottenere centinaia di prodotti: il canapulo e la fibra.
Ad oggi è l'unico centro di questo tipo funzionante in Italia e grazie alla sua produzione in Puglia è stata chiusa la filiera industriale della bioedilizia: dal campo al cantiere tutto nel raggio di pochi chilometri.
Il centro è stato creato da Bio Hemp Trade e dalla cooperativa Palma D'oro, grazie alla tecnologia fornita dall'azienda Tecnocanapa, proprio per poter avviare le varie filiere che riguardano la canapa industriale. Secondo l'imprenditore Pietro Paolo Crocetta, di Bio Hemp Trade, ora è tempo che nascano altri centri di questo tipo, dislocati in tutta Italia, perché la richiesta del materiale aumenta sempre di più e perché movimentare grandi volumi come quelli delle paglie di canapa per troppi chilometri e controproducente economicamente e non in linea con i principi green del settore.
Speriamo che sia un primo passo verso l'implementazione della canapa italiana, con l'obiettivo di tornare ad essere i migliori produttori di fibra per qualità, come è stato fino agli anni '50.
Ad oggi è l'unico centro di questo tipo funzionante in Italia e grazie alla sua produzione in Puglia è stata chiusa la filiera industriale della bioedilizia: dal campo al cantiere tutto nel raggio di pochi chilometri.
Il centro è stato creato da Bio Hemp Trade e dalla cooperativa Palma D'oro, grazie alla tecnologia fornita dall'azienda Tecnocanapa, proprio per poter avviare le varie filiere che riguardano la canapa industriale. Secondo l'imprenditore Pietro Paolo Crocetta, di Bio Hemp Trade, ora è tempo che nascano altri centri di questo tipo, dislocati in tutta Italia, perché la richiesta del materiale aumenta sempre di più e perché movimentare grandi volumi come quelli delle paglie di canapa per troppi chilometri e controproducente economicamente e non in linea con i principi green del settore.
Speriamo che sia un primo passo verso l'implementazione della canapa italiana, con l'obiettivo di tornare ad essere i migliori produttori di fibra per qualità, come è stato fino agli anni '50.
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