Napoletani scomparsi in Messico, la famiglia: "Le loro foto con uomini armati? Ecco la verità"
pubblicato il 3 marzo 2018 alle ore 12:45
Il racconto dell'altro figlio del napoletano scomparso, Francesco Russo: "Chiamai la Questura, mi confermarono che erano stati fermati due stranieri poco prima. Poi richiamai e negarono". Da allora il silenzio, fino all'intervento delle autorità italiane e alla confessione di quattro poliziotti di aver venduto Vincenzo Cimmino, Raffaele e Antonio Russo a un gruppo di uomini armati. Secondo quanto riferito dal procuratore statale Raul Sánchez in conferenza stampa, gli agenti, tra cui una donna, infatti, "hanno confessato di aver consegnato gli italiani ai membri di un’organizzazione criminale di Tecalitlan".
Ma tutt'oggi non si sa dove siano i tre, né se siano vivi. Sono molti i dubbi sulle indagini e sulle questioni, tante, che restano aperte. Non ultima quella delle foto diffuse dai media messicani che ritraggono alcuni membri della famiglia napoletana con uomini armati. "Sono contadini - ribatte Francesco - Nessuno di noi è un criminale, né loro. Ma se pure i miei familiari lo fossero, troviamoli prima". Poi l'appello alle istituzioni italiane a continuare nelle attività fino a ritrovare i familiari scomparsi e al popolo messicano: "Chi può aiutare le indagini, lo faccia". Non di poco conto le parole sulla polizia: "In Messico, parte della polizia forma un'organizzazione con altro - racconta Francesco Russo - Non tutta, per fortuna, perché altrimenti avremmo perso le speranze, ma in gran parte è così, del resto hanno confermato loro stessi di aver passato i miei familiari a un nucleo armato". La pista dei Narcos resta la più accreditata, tra i tantissimi dubbi e le speranze di ritrovare in vita i tre napoletani: in Messico scompaiono ogni anno migliaia di persone, e la polizia raramente indaga.
Ma tutt'oggi non si sa dove siano i tre, né se siano vivi. Sono molti i dubbi sulle indagini e sulle questioni, tante, che restano aperte. Non ultima quella delle foto diffuse dai media messicani che ritraggono alcuni membri della famiglia napoletana con uomini armati. "Sono contadini - ribatte Francesco - Nessuno di noi è un criminale, né loro. Ma se pure i miei familiari lo fossero, troviamoli prima". Poi l'appello alle istituzioni italiane a continuare nelle attività fino a ritrovare i familiari scomparsi e al popolo messicano: "Chi può aiutare le indagini, lo faccia". Non di poco conto le parole sulla polizia: "In Messico, parte della polizia forma un'organizzazione con altro - racconta Francesco Russo - Non tutta, per fortuna, perché altrimenti avremmo perso le speranze, ma in gran parte è così, del resto hanno confermato loro stessi di aver passato i miei familiari a un nucleo armato". La pista dei Narcos resta la più accreditata, tra i tantissimi dubbi e le speranze di ritrovare in vita i tre napoletani: in Messico scompaiono ogni anno migliaia di persone, e la polizia raramente indaga.
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