Emergenza rifiuti Roma, Tmb Salario al collasso: "L'impianto ormai è diventato una discarica"
pubblicato il 20 maggio 2017 alle ore 10:46
"Ho paura di lavorare lì dentro, non so cosa respiro. Quello che viene conferito, poi viene triturato quindi tutto si sprigiona", a parlare è un dipendente Ama che lavora nel Tmb (impianto per il trattamento dei rifiuti indifferenziati) di via Salaria a Roma.Sono questi impianti l'anello più debole della catena della raccolta della spazzatura nella Capitale, da questi nascono le emergenze cicliche che riempiono le strade di Roma di immondizia.
"L'impianto è al collasso - racconta ancora il lavoratore - distrutto, non è più manutenuto da anni".
I nastri che trasportano i rifiuti da trattare sono scoperti, consentendo alle polveri di alzarsi, non ci sono impianti di aspirazione, la sala di controllo e i mezzi utilizzati dai dipendenti non sono pressurizzati e le mascherine non sono adatte a filtrare le polveri.
I portelloni della sala del conferimento restano aperti: "Non ce la facciamo a lavorare al chiuso, perché i cumuli di rifiuti sono talmente alti che non si vede niente, quando i mezzi conferiscono, le polveri che si alzano sono tantissime è come stare dentro un vortice di polvere".
In questo modo tutto ciò che si sprigiona dai rifiuti esce dall'impianto e invade i quartieri che lo circondano.
Odori nauseanti hanno spinto i cittadini della zona a protestare, come i lavoratori Ama, sono preoccupati per la loro salute e lamentano gli stessi fastidi: "Gli occhi, la gola, c'è sempre quel sapore di immondizia in bocca, sapore di polvere".
Il piano industriale della gestione grillina di Ama prevede la chiusura dell'impianto nel 2020, a patto che la raccolta differenziata arrivi al 70%.
In ogni caso, anche nell'ipotesi più rosea, 239 tonnellate di rifiuti indifferenziati dovrebbero essere trattati in impianti di società private e tra queste anche la Colari di Manlio Cerroni, il ras dei rifiuti, i cui Tmb sono commissariati a causa di una interdittiva antimafia.
Ama continuerebbe ad aver bisogno di quelle stesse società che oggi guadagnano quando gli impianti della municipalizzata si rompono.
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