Chiude Indesit a Caserta, la denuncia degli operai: "Spremuti come un limone"
pubblicato il 15 giugno 2013 alle ore 16:24
Dal Sud Italia ai paesi low cost. Nel 2010 l'Indesit della famiglia Merloni, azienda leader nel cosiddetto "bianco", cioè la produzione di elettrodomestici, propone un "Piano Italia" nel quale, tra le altre cose, assicura il rilancio degli stabilimenti del Sud. E chiede più produttività. Il sito di Teverola, in provincia di Caserta, gliela porge, portando a casa anche diversi premi di risultato e diventando il migliore in termini di qualità. Ma questo non basta, evidentemente, ad assicurare la permanenza dell'azienda sul territorio casertano. E non per perdite in bilancio o significativi cali di fatturato. Indesit vuole risparmiare, e trasferisce la produzione da Teverola (Caserta) e Fabriano (Ancona) in Polonia e Turchia. Il 4 giugno 2013, dunque, la direzione comunica ai sindacati che adotterà un piano industriale da lacrime e sangue. Così, all'improvviso, per massimizzare i suoi profitti. Lo ha fatto già nel 2012, con la chiusura di 3 impianti del Nord Italia. Ora passa al Centro-Sud. Solo a Caserta, questo mette a rischio il lavoro di 1000 persone, considerando che intorno al "bianco" c'è un indotto considerevole, l'unico rimasto nell'agro aversano. Anche le istituzioni locali, con una grande riunione di sindaci del territorio, si sono mobilitate: è stato sottoscritto un documento comune e il 22 giugno è prevista una maxi protesta a Roma.
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