Un anno fa crollo al Rana Plaza: i traumi di chi è sopravvissuto
pubblicato il 24 aprile 2014 alle ore 21:37
A un anno dal disastro del Rana Plaza, in Bangladesh, in cui morirono oltre 1.100 operai tessili nel crollo di un edificio di nove piani, i segni di quella tragedia sono ancora vivi nella mente dei sopravvissuti. Per aiutare queste persone, in molti casi giovanissime, la International labour organisation insieme ad ActionAid ha organizzato sedute di terapia di gruppo con esperti psicologi. I traumi subiti sono i più diversi: "Molti non riescono più a dormire la notte - racconta un terapista - non possono sentire il minimo rumore. Una ragazza sveniva ogni volta che usavamo l'altoparlante. In tanti soffrono di perdita della memoria o vedono lavoratori morti stesi accanto a sè". Più semplicemente c'è chi non riesce a entrare in un edificio di molti piani, proprio come quello che ospitava le 5 fabbriche tessili crollate come un castello di carte il 24 aprile del 2013. Certo in un anno le principali aziende di abbigliamento occidentali che producono in Bangladesh hanno raggiunto accordi per garantire un livello minimo di sicurezza sul posto di lavoro e il governo locale ha varato una riforma del lavoro che aumenta il salario minimo degli operai, prevalentemente donne, e incrementa i controlli degli ispettori nelle fabbriche. Ma quanto questo abbia concretamente migliorato le condizioni di lavoro del più grande produttore tessile del mondo, dopo la Cina, non è dato sapere.
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