Il medico di Wojtyla: pensavo che non sarebbe sopravvissuto all'attentato
pubblicato il 24 aprile 2014 alle ore 18:35
"Il 13 maggio quando il Papa arrivò da noi in pronto soccorso, non nascondo che potesse morire da un momento all'altro. Vederlo guarire e ritornare a svolgere il proprio servizio pastorale nelle sue piene forze è stata una grande soddisfazione ed è un ricordo indelebile".Da quel giorno, era il 13 maggio 1981, il professor Rodolfo Proietti ha guidato l'equipe medica del Policlinico Gemelli fino all'ultimo giorno di vita di Giovanni Paolo II. Domenica 27 aprile sarà anche lui in piazza San Pietro, per vedere il 'suo' Papa diventare santo. In questa intervista, il ricordo più indelebile:"Ricorderò sempre quel venerdì primo aprile 2005, la sera, quando andai a dare l'ultimo saluto a Giovanni Paolo II. Non nascondo che quella sera ho pianto, nel vedere il Papa che stava per morire". Sulla morte di Giovanni Paolo II tanto è stato detto. Anche che fu accanimento terapeutico. Protietti, 9 anni dopo quella polemica, smentisce:"I medici non hanno mai fatto accanimento terapeutico. Tanto è che il Papa è morto a casa sua. I medici durante la fase agonica davano terapie solo che servivano ad alleviare la sua sofferenza, mai dato terapie che servissero a prolungare la vita, o terapie sproporzionate".
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