Dai campi di Auschwitz alla scorta per le offese antisemite. Liliana Segre merita rispetto
pubblicato il 7 novembre 2019 alle ore 17:58
Nei campi di concentramento è stata deportata a 13 anni. Insieme a lei dall’Italia in quell’inferno sono arrivati altri 776 bambini ne uscirono vivi solo 25. Matricola 75190: Liliana Segre. Sergio Mattarella l’ha nominata nel 2018 Senatrice a vita della Repubblica Italiana, per premiare il coraggio di quella donna che ha saputo reagire a quell’orrore: “Quando arrivammo ad Auschwitz ero una ragazza di 14 anni, sprofondata nella solitudine, nel freddo e nella fame. Non capivo neanche dove mi avessero portato.” - sono le sue parole - “I lager nazisti erano isole circondate dal silenzio che nessuno ha mai denunciato. Il mio numero 75190 non si cancella: è dentro di me”
Liliana Segre nacque a Milano in una famiglia ebraica. A un anno perse la madre e crebbe col padre e i nonni, ma la consapevolezza di essere ebrea la ebbe solo attraverso il dramma delle leggi razziali che causarono l’espulsione dalla scuola a soli 8 anni e nel 1944 la deportazione dal binario 21 della stazione di Milano Centrale al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. La giovanissima Liliana venne separata dal padre che non rivide mai più e messa ai lavori forzati per un anno in una fabbrica di munizioni. Dopo aver subito tre selezioni, venne liberata nel 1945 dall’Armata Rossa, ma nessuno della sua famiglia vide mai più la luce. Dopo suo padre, anche i nonni vennero deportati e uccisi nei lager dell’orrore e per anni Liliana Segre è rimasta chiusa nel silenzio di quel dolore: “Poi ho capito che la memoria è l’unico vaccino contro l’indifferenza”. La memoria che celebriamo ogni anno da 74 anni, per non dimenticare cosa è stato il periodo più buio della nostra storia e quanto ancora dobbiamo imparare a conoscere la parola “rispetto”. A 89 anni Liliana Segre dopo aver visto con i propri occhi le torture di Auschwitz sia condannata a vivere sotto scorta in Italia per le ripetute offese antisemite che riceve ogni giorno, minacciata da un nemico invisibile senza coscienza e umanità fomentato dallo dallo stesso becero odio che ha strappato da questa vita milioni di persone innocenti: “La prima libertà è quella dall’odio, finché avrò la forza continuerò a raccontare la follia del razzismo”. Forza Liliana, siamo con te.
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