"Nel nome di mio padre": Marras fa rivivere in passerella un mondo che non c'è più
pubblicato il 14 gennaio 2014 alle ore 10:57
C'è tutta la sua infanzia. La bottega del padre con i sarti, gli abiti di altri tempi e di altri uomini, professionisti, lavoratori, con ancora la dignità sulle spalle. Un mondo scomparso, rivissuto nella memoria e amalgamato con i ricordi. C'è persino, su una maglia, una donna nuda censurata. È una foto di Cronaca Vera, il giornale adesso cult del tresh - "Mi ricordo, da bambino, quando lessi per la prima volta quel giornale". Sono così i ricordi, si mischiano, si rimpastano e tornano a galla anche dopo diversi anni. Ma quando ritornano sono dirompenti, carichi di un energia ataica. Forse è da questa energia che Marras ha deciso di ridisegnare, dopo molti anni, una collezione maschile, come un'esigenza. Dopo la nostalgia, c'è una necessità, una speranza. C'è la voglia che quel mondo, il mondo del padre, si possa rialzare, possa tornare. Non a caso alla fine della sfilata, il designer sardo fa sfilare persino i sarti che per tutto lo show avevano continuato a lavorare a macchina.
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