Strage Bologna, il sopravvissuto Yuri: “Per anni non ho preso treni. La verità? Si può fare di più”
pubblicato il 2 agosto 2022 alle ore 09:12
"È stato fatto tanto, ma forse si può fare ancora di più”. Parola di Yuri Zini, sopravvissuto alla strage alla stazione di Bologna, il 2 agosto il 1980: era lì con suo padre Gianni, capo tecnico delle ferrovie, dal quale aveva ereditato la passione per locomotive e binari. “Tutti i sabati ci recavamo a fare un giro alla stazione” racconta Yuri a
Fanpage.it, in occasione del 42esimo anniversario di uno dei capitoli più neri della storia repubblicana in Italia. Un attentato terroristico in un periodo complicatissimo lungo tutto lo stivale, con 85 vittime e oltre 200 persone ferite. L'ordigno esplose alle 10.25, lo stesso orario indicato ancora oggi allo scalo ferroviario bolognese, da quell'orologio diventato non solo il simbolo della strage, ma anche un marchio indelebile sulla pelle di Yuri, che qualche anno fa ha deciso di tatuarselo sul braccio sinistro. “Mi ricorda le 85 vittime ogni giorno" continua Yuri, che nel 1980 aveva appena 7 anni e sognava di guidare i treni. "Con lo spostamento dell'aria sono stato sbalzato per cinque o sei metri, finendo su un treno fermo al primo binario -aggiunge-. Mio padre mi ha detto del polverone che si è sollevato e di un silenzio quasi surreale".
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