Addio Andrea, l’Italia piange il giovane calciatore morto a 19 anni per un aneurisma

Sono immagini che fa male riguardare, ora che sappiamo che il suo sogno è finito, davvero troppo presto. Andrea avrebbe compiuto 20 anni tra un mese, invece dopo tre giorni in condizioni gravissime, il suo cuore si è fermato. Venerdì scorso, quando si è sentito male all’improvviso, si stava allenando a casa con lo stesso entusiasmo di sempre non vedeva l’ora di tornare a vincere sul campo. Il tecnico della sua squadra, il Legnano, lo aveva sentito al telefono, pochi attimi prima che l’aneurisma cerebrale lo colpisse: “Mister, stavo andando a fare allenamento in giardino”, queste era stata la sua risposta. Chi avrebbe mai potuto immaginare, che quelle sarebbero state le ultime parole della sua vita e della sua giovane carriera che prometteva un futuro pieno di soddisfazioni. Perché Andrea aveva così tanto da dare ancora; le idee chiare fin da bambino, dalla gioia indimenticabile dei primi gol segnati col Monza, e poi con la maglia dell'Atalanta dove era approdato nel 2013, all'età di 13 anni. Come ogni ragazzo con la stoffa del campione anche lui aveva imparato che la passione da sola non basta; che bisogna correre e sudare prima di esultare sotto la curva, perciò il suo motto personale era diventato questo: ”Se non lotti per ciò che desideri, non piangere per ciò che perdi”. Tra i ricordi più belli, quelli vissuti con la Nazionale Under-18, un sogno che si era avverato e che sperava di poter vivere di nuovo, un giorno. Due estati fa aveva salutato il vivaio dove era maturato, anche come persona poi la sua avventura era continuata in altri club fino al Legnano, dove lui, centrocampista alla Gattuso, si era subito fatto apprezzare per qualità umane che vanno ben oltre il talento nel calcio: umiltà, positività, correttezza. “L’Ac Legnano, il mondo lilla, la città e l'intero universo calcistico, a tutti i livelli, oggi vivono uno dei loro giorni più sconvolgenti. Andrea Rinaldi, il nostro guerriero, ci ha lasciati”.