"Rapino da quando avevo 13 anni. Il futuro? Morte o in galera. Chi fa questo, sa che finisce così"
pubblicato il 6 marzo 2020 alle ore 07:29
"A soli 13 anni la prima rapina" è così che Ciro (nome di fantasia) inizia il suo racconto ai microfoni di Fanpage.it, tra imbarazzo e orgoglio di una vita al limite. È la Napoli dell' «È cosa e' niente", come diceva Eduardo De Filippo. Dietro c'è un panorama suggestivo sospeso tra Vesuvio e i palazzoni del Centro Direzionale, dove il mare non bagna Napoli. È qui che Ciro racconta come ogni mattina si sveglia e cerca, insieme alla sua "paranza" i poveri sprovveduti che saranno rapinati, perlopiù turisti. Un bottino mensile di più di 5mila euro dilapidato in fumo e marijuana, vestiti costosi come un paio di scarpe da 1.500 euro e viaggi. «I soldi non li devi conservare, te li devi mangiare, perché poi se finisci in carcere che te ne fai» e ci mostra gli 800 euro "guadagnati" con la sua ultima rapina.
Continua così Ciro parlando dei suoi incassi, furto di rapine e scippi; nessuna prospettiva di futuro ma solo una vita vissuta giorno per giorno dove non esiste più una vita ma solo un altro giorno di libertà. Ciro parla della prima volta che ha sparato, perché la persona rapinata stava per sparare per primo e poi la paura dopo aver sparato «Quando la tieni in mano, è solo premere un grilletto»; i pensieri lo assillavano «ora mi arrestano» fino a portarlo a vomitare, ma poi, il silenzio nella sua testa e dopo un mese lontano da Napoli «Mi sentivo più forte di prima».
Il racconto ai microfoni di Fanpage.it arriva alle ultime vicende di cronaca, la morte del giovane Ugo Russo: «Io lo accetto, bisogna mettere in conto che possa succedere». Prima che la pioggia interrompa la nostra intervista la parola camorra riecheggia in una giornata uggiosa ma Ciro si sente offeso, prende le distanze: «Io non sono un camorrista, io non uccido le persone. La pistola la uso solo per mettere paura. Non sparerei mai; non mi prendo tentato omicidio e rapina per un orologio». Ciro, sollevato, si toglie il microfono, accende un'altra canna e placa tutti i suoi pensieri.
Di Carmine Benincasa
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