Milano, 40 anni fa l'omicidio di Giorgio Ambrosoli. Il figlio Umberto: "Una storia sempre attuale"
pubblicato il 11 luglio 2019 alle ore 07:05
La notte dell'
11 luglio 1979 l'avvocato
Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore della
Banca privata italiana di
Michele Sindona, viene assassinato davanti alla sua casa in
via Morozzo della Rocca a Milano. A ucciderlo, con quattro colpi di pistola esplosi da distanza ravvicinata, è un
sicario della mafia italo-americana assoldato proprio dal banchiere siciliano di Patti, che vedeva ormai crollare sotto i suoi piedi, e a causa del senso del dovere e della moralità di
Ambrosoli, l'impero finanziario che aveva costruito nel corso di decenni con spregiudicatezza e al di là della legge.
A 40 anni da quell'omicidio la vicenda di Giorgio Ambrosoli, l'eroe "borghese" morto per aver adempiuto al suo dovere senza piegarsi di fronte alle pressioni di un sistema politico-finanziario corrotto e senza regole, è ancora di disarmante attualità. Fanpage.it ha intervistato l'avvocato Umberto Ambrosoli, uno dei figli di Giorgio: "Papà si è opposto a un determinato sistema di potere, intendendo per sistema sia gli attori sia le modalità operative. Quegli attori non ci sono più: l'humus nel quale quegli attori agivano è cambiato totalmente, tuttavia i meccanismi del potere, che sono un pezzo del sistema del potere, non sono così tanto cambiati perché sono quelli dell'essere umano".
La vicenda di Giorgio Ambrosoli è anche quella di un padre strappato ai suoi figli troppo presto. E di nipoti che non hanno mai conosciuto il loro nonno: "Ai miei figli cerco di rappresentare come quella del nonno sia una storia bella: sì dolorosa, sì complicata, ma bella. Perché dimostra come ciascuno di noi abbia la possibilità di mettere a frutto la propria vita, non di passare il tempo, ma di utilizzarla per migliorare il mondo nel quale viviamo. Ed è questo che papà, col suo esempio e con la sua testimonianza, ci consegna".
A 40 anni da quell'omicidio la vicenda di Giorgio Ambrosoli, l'eroe "borghese" morto per aver adempiuto al suo dovere senza piegarsi di fronte alle pressioni di un sistema politico-finanziario corrotto e senza regole, è ancora di disarmante attualità. Fanpage.it ha intervistato l'avvocato Umberto Ambrosoli, uno dei figli di Giorgio: "Papà si è opposto a un determinato sistema di potere, intendendo per sistema sia gli attori sia le modalità operative. Quegli attori non ci sono più: l'humus nel quale quegli attori agivano è cambiato totalmente, tuttavia i meccanismi del potere, che sono un pezzo del sistema del potere, non sono così tanto cambiati perché sono quelli dell'essere umano".
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