Strage al tribunale di Milano, il padre di una vittima: “Com’è potuto il killer entrare armato?”
pubblicato il 13 aprile 2019 alle ore 13:43
Sono da poco passati 4 anni da quel 9 aprile 2015, quando Claudio Giardiello mise in atto quella che venne poi chiamata “La strage del tribunale di Milano”. Senza che la sicurezza se ne accorgesse, l’uomo entrò nel Palazzo di Giustizia con una pistola, arrivò fino all’aula dell’udienza e uccise tre persone. Giardiello, imputato di bancarotta fraudolenta, si scoprì in seguito aver agito per vendetta verso il giudice Fernando Ciampi, il suo socio in affari Giorgio Erba e il suo vecchio avvocato, Lorenzo Claris Appiani, chiamato stranamente quel giorno a testimoniare in suo favore. “Una trappola - racconta oggi il padre di Lorenzo, Aldo - Il killer aveva premeditato tutto da tempo. Com’è stato possibile? Lo dicono cinquemila pagine della relazione in cui la Procura della Repubblica definisce lo stato della sicurezza in tribunale ‘inquietante’. La cosa che mi fa perdere fiducia nello Stato è che non c’è stata alcuna assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni, nessun’inchiesta, solo una guardia giurata condannata in appello. Ecco com’è stato possibile che Giardiello potesse pensare di far diventare il tribunale di Milano teatro di una mattanza”.
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