La stanza degli abbracci: "Ho potuto toccare e stringere mia madre dopo settimane"

pubblicato il 14 novembre 2020 alle ore 09:50
“La possibilità di toccare e abbracciare i propri cari dopo un periodo così lungo di isolamento ha una valenza terapeutica non solo a livello psichico ma anche fisico”. Dal 2 novembre 2020, il Centro Anziani Domenico Sartor di Castelfranco Veneto (Treviso) ha inaugurato una stanza pensata per il ricongiungimento tra parenti separati dal Covid. La stanza degli abbracci si trova in una struttura che sorge in un prato, circondata da alberi, fiori, e un’atmosfera di pace. Qui, da una settimana, accorrono figli, mogli, mariti, zii e zie. Anche se indossano la mascherina, si possono indovinare ampi sorrisi e gli occhi lucidi non nascondono l’emozione che li aspetta.
 
A pochi passi da loro, dentro la struttura, i loro cari, ospiti del centro, attendono il loro arrivo. Molti di loro sono su una sedia a rotelle. Tutti tengono gli occhi fissi verso l’entrata, aspettando con trepidazione il momento in cui potranno non solamente vedere, ma addirittura abbracciare, le persone del loro cuore. Il tutto nel massimo della sicurezza e nel pieno rispetto delle norme igienico sanitarie contro il Covid-19. Per una volta, pare che non sarà il virus ad avere la meglio.

La stanza degli abbracci nasce dall’iniziativa congiunta del Presidente del Centro Anziani, Maurizio Trento e dalla Direttrice Elisabetta Barbato. Sono stati loro i primi ad avere l’idea di permettere agli anziani ospiti del Sartor di stringere tra le braccia i loro parenti. Una semplice pratica che, a detta di entrambi, ha un forte valore terapeutico. “La ripresa sia mentale che fisica che abbiamo riscontrato negli ospiti dopo l’inaugurazione della stanza degli abbracci è stata netta”, dichiara Barbato. “La stanza degli abbracci è pensata per assicurare il massimo della protezione ad entrambe le parti - completa il Presidente Trento - e continuerà ad esistere fino alla fine della pandemia”.
 
Servizio a cura di: Maria Elena Gottarelli
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