"Carabinieri in albergo, pensavano avessi il Covid, ma io sono guarito. Trattato come un criminale"
pubblicato il 1 ottobre 2020 alle ore 10:43
Qualche giorno fa Dario, giovane napoletano, è stato svegliato alle 6.45 da una chiamata insolita da una delle centraliniste della hall dell'albergo di Treviso dove stava soggiornando con suo padre. Erano i carabinieri: temevano che il ragazzo si fosse messo in viaggio col Covid, violando la legge e le norme di buon senso. Non era così.
Dario aveva intrapreso un viaggio tanto desiderato per vedere il papà che non vedeva da un mese e mezzo. Il motivo? Al ritorno dalla Sardegna dove si trovava per lavoro, era risultato positivo al Covid-19.
La sua è stata una via Crucis: più di 20 giorni di quarantena e poi, quando il tampone è risultato negativo, dopo i primi 14 giorni di quarantena, ha atteso 7 giorni per avere il secondo tampone e confermare la sua negatività al Covid-19. Poi, la beffa finale: Dario, ha rispettato tutte procedure e atteso altri 20 giorni per poter uscire di casa. Ma l'ASL di Napoli non ha aggiornato la sua cartella clinica e quindi risultava essere ancora positivo.
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