Jacopo Bindi: "Sul fronte di Afrin per raccontare il massacro dei curdi"
pubblicato il 16 marzo 2018 alle ore 14:02
Jacopo Bindi ha 32 anni. E’ partito da Torino per andare in Siria a fianco della popolazione curda. Da tempo documenta attraverso i suoi video quello che succede ad Afrin, città a maggioranza curda nel nord-ovest della Siria sotto assedio dell’esercito turco.
Dal 20 gennaio, la Turchia, assieme all’Esercito libero siriano (Fsa), ha invaso il nord della Siria per creare un “cuscinetto di sicurezza” di 30 chilometri. L’obiettivo dichiarato dal presidente turco Erdogan è quello di eliminare la presenza dei combattenti curdi-siriani dello Ypg (le Unità di protezione del popolo), considerati terroristi da Ankara. Le Ypg, strategiche alleate degli Stati Uniti, solo pochi mesi fa sono state le protagoniste della liberazione di Raqqa, la “capitale” siriana dello Stato islamico.
In quasi due mesi di offensiva si contano già centinaia di morti e feriti, tra cui molte donne e bambini. Secondo le fonti locali, solo negli ultimi giorni sarebbero almeno 30 le vittime dei bombardamenti su Afrin. Le truppe turche hanno completamente circondato Afrin e la situazione per i civili si fa di ora in ora sempre più drammatica. La Turchia è riuscita a prendere il controllo della principale diga della regione e ha interrotto la fornitura d’acqua alla città, dove cominciano a scarseggiare anche i generi di prima necessità a causa della mancanza di elettricità.
Dopo i bombardamenti dei giorni scorsi, i civili hanno cominciato ad abbandonare Afrin nelle poche via di fuga consentite dall'esercito turco. Nonostante i vari appelli internazionali alla Turchia affinché cessi le operazioni militari in Siria e ritiri il proprio esercito, Erdogan ha dichiarato che l’offensiva continuerà fino ad occupare tutta la regione.
Dal 20 gennaio, la Turchia, assieme all’Esercito libero siriano (Fsa), ha invaso il nord della Siria per creare un “cuscinetto di sicurezza” di 30 chilometri. L’obiettivo dichiarato dal presidente turco Erdogan è quello di eliminare la presenza dei combattenti curdi-siriani dello Ypg (le Unità di protezione del popolo), considerati terroristi da Ankara. Le Ypg, strategiche alleate degli Stati Uniti, solo pochi mesi fa sono state le protagoniste della liberazione di Raqqa, la “capitale” siriana dello Stato islamico.
In quasi due mesi di offensiva si contano già centinaia di morti e feriti, tra cui molte donne e bambini. Secondo le fonti locali, solo negli ultimi giorni sarebbero almeno 30 le vittime dei bombardamenti su Afrin. Le truppe turche hanno completamente circondato Afrin e la situazione per i civili si fa di ora in ora sempre più drammatica. La Turchia è riuscita a prendere il controllo della principale diga della regione e ha interrotto la fornitura d’acqua alla città, dove cominciano a scarseggiare anche i generi di prima necessità a causa della mancanza di elettricità.
Dopo i bombardamenti dei giorni scorsi, i civili hanno cominciato ad abbandonare Afrin nelle poche via di fuga consentite dall'esercito turco. Nonostante i vari appelli internazionali alla Turchia affinché cessi le operazioni militari in Siria e ritiri il proprio esercito, Erdogan ha dichiarato che l’offensiva continuerà fino ad occupare tutta la regione.
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