Spazio, così è finita la lunga avventura della sonda Cassini
pubblicato il 15 settembre 2017 alle ore 18:05
Ora i suoi frammenti fanno parte di SaturnoRoma, (askanews) - La sonda Cassini si è lanciata alla velocità di 30Km/s nell'atmosfera di Saturno, disintegrandosi. Si è conclusa così una missione che ha lasciato un'importante eredità sia in termini di informazioni che lo studio dell'enorme molte di dati inviati (635 GB finora) potrà offrirci sul pianeta con gli anelli sia in termini di tecnologie che, testate con successo, si stanno evolvendo per trovare impiego in missioni future.
La modalità scelta per la sua uscita di scena fa di Cassini, o meglio dei suoi infinitesimi frammenti, una parte integrante di Saturno. Una scelta, quella di farla esplodere, che Barbara Negri, responsabile Asi per l'esplorazione dell'universo ha definito - durante l'evento organizzato dall'Agenzia per accompagnare il Grand Finale della missione Nasa-Esa-Asi - "ecologica".
Cassini, ha detto, "ha generatori a radioisotopi quindi ha un potenziale inquinante serio". Una scelta diversa, lasciar orbitare la sonda intorno al pianeta, avrebbe comportato il rischio di impatto della sonda con le lune principali di Saturno, Titano e Encelado, "che hanno mostrato di avere caratteristiche compatibili con la possibilità di sviluppo di vita di qualunque tipo". "Evitare di contaminare in maniera serie queste due lune, lasciava come unica scelta questa distruzione cruenta", ha concluso Barbara Negri.
La missione appena conclusa ha infatti svelato tra l'altro l'esistenza di un oceano con attività idrotermale sulla luna ghiacciata Encelado e mari di metano liquido su Titano, che sembrerebbero quindi possedere tutti gli ingredienti necessari per sviluppare la vita, aprendo la strada all'esplorazione di nuovi mondi oceanici.
Con i dati raccolti attraverso i suoi 127 sorvoli ravvicinati su Titano, Cassini ha inaugurato una nuova era dell'oceanografia extraterrestre. Grazie al campionamento dell'atmosfera superiore di Saturno, durante le sue ultime orbite e con i dati inviati prima dello schianto finale, Cassini - come ha ricordato anche l'Asi - sta ponendo le basi per future missioni sul pianeta e non solo. Molte delle 'lezioni' apprese durante la missione, infatti, saranno applicate nella pianificazione della missione Europa Clipper della Nasa, il cui lancio è previsto nel 2020. Europa Clipper volerà su Giove, e andrà a studiare l'oceano ghiacciato delle sue lune, tra cui Europa, per indagare sulla sua potenziale abitabilità. Scienziati ed ingegneri del team Cassini stanno sviluppando versioni di nuova generazione degli strumenti che hanno volato a bordo della sonda, che partiranno con Europa Clipper.
Il Grand Finale di Cassini rappresenta la fine della missione spaziale, cui seguirà - come ha sottolineato Badri Younes della Nasa tra gli ospiti nell'Auditorium dell'Asi - una lunga e intensa fase scientifica di processamento dei dati raccolti e trasmessi più di recente. "I tuffi tra gli anelli delle scorse settimane hanno portato la sonda il più vicino possibile agli anelli. Negli ultimi 6 mesi è stata raccolta una quantità di dati enorme e a una distanza ravvicinata". Dunque, Cassini ha concluso la sua missione lasciando un'importante eredità ancora in gran parte da scoprire.
Come ha osservato Enrico Cappellaro del cda dell'Inaf presente nella sede Asi: "A studiare i dati di Cassini ci saranno anche giovani che forse, quando la missione è stata lanciata, non erano neanche nati".
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