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Elezioni europee 2024

L’eurodeputato Salini (PPE): “Nuovo rapporto destra-centro è vantaggio per l’Ue, basta ideologia ambientalista”

“La novità delle prossime elezioni europee non è la destra, è una destra che chiede di poter andare a braccetto col centro. Il nuovo rapporto tra Popolari e Conservatori porterà vantaggi interessanti per una società come la nostra, che non chiede di ridurre le ambizioni – solo gli sciocchi chiedono di ridurre le ambizioni in termini di sostenibilità sociale ed ambientale – ma di tenerle ancora alla realtà, in modo da non perderle”: lo ha detto l’eurodeputato Massimiliano Salini in un’intervista con Fanpage.it, parlando delle prossime elezioni Ue.
A cura di Annalisa Girardi
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di Annalisa Girardi e Fabrizio Capecelatro

La data delle prossime elezioni europee è sempre più vicina. In Italia le forze politiche stanno scaldando i motori per la campagna elettorale con alcuni appuntamenti a livello locale, come le elezioni in Sardegna, Abruzzo e in Basilicata tra qualche settimana. Dalle urne sono emersi alcuni dati interessanti in vista del voto europeo: uno di questi è la rimonta di Forza Italia. Ne abbiamo parlato con l'eurodeputato Massimiliano Salini, esponente di Forza Italia e del Partito popolare europeo (PPE), con cui abbiamo anche fatto il punto sui temi prioritari della campagna elettorale e sul rebus delle alleanze.

Forza Italia ha ottenuto buoni risultati alle ultime elezioni regionali. Qual è quindi l'obiettivo per le europee?

Abbiamo ottenuto risultati alle regionali che sono in linea con il sentimento generale degli italiani. Lo scossone del dopo Berlusconi ci ha costretti a essere più rigorosi nella proposta e nelle argomentazioni, anche se non ho la sensazione che tutti abbiano la stessa sete di argomenti nella comunità politica, né a destra né a sinistra. Mi pare che il buonsenso degli italiani, questo approccio lo gradisca. La campagna elettorale per le europee è una campagna molto particolare: si corre  lista contro lista, non ci sono le alleanze. Le maggioranze si formano dopo, ma sono maggioranze anche molto diverse da quelle che si creano in un Paese. Al Parlamento europeo non si fa una maggioranza per sostenere un governo, si fa una maggioranza per eleggere un presidente, ma dal giorno dopo ci sono le maggioranze di contenuto sui dossier da votare, come quello sulle auto elettriche, sulle case green o sulla legge di rinaturazione. La sensazione è che ci sarà una maggioranza di voto sui dossier con un baricentro spostato più verso il centrodestra nel prossimo Parlamento. E di questo bisogna tener conto. Il Partito popolare europeo avrà la responsabilità di guidare questo nuovo baricentro politico, facendo in modo che non diventi una fuga dal progetto europeo. Ci potrà essere anche una contestazione a volte del progetto europeo, ma su basi solide, in modo tale che gli europei non rimangano privi di un'istituzione che li garantisca.

Il primo punto, quindi, è trattar bene questa novità. C'è una domanda di solidità, che chiede di non tradire l'Europa, non trasformarla in un esperimento ambientalista. Ma fare in modo che il continente che già è diventato il più sostenibile del mondo dal punto di vista sociale e ambientale, non diventi un continente di gente arrabbiata e scontenta perché continuamente interrogata sulla possibilità di diventare ancor più i primi della classe al mondo.

Quali saranno i temi principali della vostra campagna elettorale?

La prima cosa da fare è dire al popolo europeo che abbiamo stima di loro: quando un'impresa fa innovazione non la buttiamo per terra con nuovi target, ma partiamo dal positivo del lavoro che è stato fatto. In economia come negli ambiti sociali, come nella grande sfida della politica estera, della politica di difesa – di difesa, non di guerra – la sfida principale è partire dalla domanda dei cittadini. I cittadini chiedono pace, non chiedono guerra. Ma per poter avere la pace meritano un esercito. Per avere un esercito, meritano uno sforzo, ad esempio, come quello che è stato fatto sul Next Generation Eu. Un esercito europeo lo fai se invece di finanziarlo con i bilanci dei singoli Sstati nazionali lo finanzi col bilancio europeo

Ma ancor prima bisogna avere definito qual è il ruolo a livello geopolitico dell'Unione europea. Questa è un'altra grande partita che noi mettiamo anche nell'Alleanza Atlantica. Il nuovo baricentro geopolitico non è l'Atlantico, ma è il Mediterraneo. Il problema non è più limitato a una relazione geopolitica Est-Ovest – anche se è evidente l'importanza della relazione, anche ruvida e conflittuale, tra Stati Uniti e Cina – ma a una matrice incrociata tra Est e Ovest, ma soprattutto Nord e Sud. Il baricentro è ancora una volta il Mediterraneo.

Il Partito popolare europeo ha deciso di ricandidare Ursula von der Leyen, la Commissione per un secondo mandato. Dall'altra parte, però, si ipotizza già una maggioranza in qualche modo diversa nel prossimo Parlamento europeo. In tal caso, qualora von der Leyen dovesse essere rieletta, come dovrebbe cambiare il suo programma politico?

La ricandidatura di Ursula von der Leyen da parte del Partito Popolare Europeo nasce innanzitutto da un forte dibattito interno non ancora risolto. E questo va detto con molta chiarezza. È anche vero che si è deciso di ricandidare Ursula von der Leyen perché riteniamo che le ragioni di una conferma prevalgano sulle doverose critiche per alcuni cedimenti che ci sono stati e che hanno visto protagonista anche la presidente. Noi non siamo abituati a candidare chi si promette di  essere perfetto, ma chi si candida a fare un lavoro che parta dai presupposti su cui il Partito Popolare europeo rilancia la propria sfida: l'elemento più importante è l'attitudine al cambiamento, più che una rigida coerenza con un programma statico che non regge mai le sfide dei tempi. Gli ultimi cinque anni, con gli scossoni, i pugni in pancia che abbiamo ricevuto, ci hanno dimostrato che per un motivo o per l'altro, il principale elemento che distingue la buona politica da quella cattiva non è la coerenza con quel che si era detto fino al giorno prima, ma la coerenza con la realtà.

L'Unione Europea è l'unico progetto politico al mondo nel quale, dopo una guerra, i vinti e vincitori si sono messi insieme: la pace sta dentro i cromosomi del nostro progetto politico. È quello il punto su cui lavorare è quello il criterio con cui ti adatti alle sfide. Ursula von der Leyen su questo tipo di sfida ha detto di sì.

Secondo lei un eventuale spostamento verso una destra più radicale del Parlamento europeo può inficiare sulle politiche della presidente?

Ursula von der Leyen non potrà che beneficiare dello spostamento del baricentro politico del Parlamento europeo verso il centrodestra. Non perché noi abbiamo bisogno di più destra o di sinistra, ma perché quel che sta accadendo, in particolare in Italia, dimostra che serve guardare al rapporto col Partito popolare europeo come fonte principale di una recuperata autorevolezza nel dibattito politico. La novità non è la destra, è una destra che chiede di poter andare a braccetto col centro.

Ed è quello che è accaduto con la presidente del Consiglio italiana nel rapporto con Ursula von der Leyen. Lo dico da parlamentare europeo di Forza Italia che in Tajani, vicepresidente e ministro degli Esteri, vede il principale fautore di questa buona collaborazione ,che non può che portare buoni frutti. Questo è uno strumento per riportare all'ambizione di un'Europa unita, costruttiva e protagonista.  Il nuovo rapporto costruttivo, soprattutto tra Popolari e Conservatori, certamente porterà un inizio di vantaggi interessanti per una società come la nostra, una società che appunto non chiede di ridurre le ambizioni. Gli sciocchi chiedono di ridurre le ambizioni in termini di sostenibilità sociale ed ambientale. Ci chiede semplicemente di tenerle ancora alla realtà, in modo da non perderle.

Restando sulla possibile futura composizione del Parlamento europeo e le sue relative maggioranze.  Tajani ha messo il veto su alcune forze politiche legate a ID. Questo, secondo lei, rischia di creare un problema anche all'interno del governo italiano?

Il chiarimento culturale e politico fatto dal segretario nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, è certamente quanto mai chiarificatore di quel che c'è in gioco. Che conseguenze produce? Questo chiarimento non stravolge quel che probabilmente accadrà dal punto di vista politico all'interno del Parlamento europeo: come al solito succederà che il primo giorno si voterà il presidente della Commissione guardando al centro e dal giorno dopo si incominceranno a fare votazioni sui provvedimenti in cui il centrodestra procede compatto. La differenza è che rispetto al passato il centrodestra avrà un po' di parlamentari in più rispetto al centrosinistra, per cui il regolamento sulle auto elettriche non passerà più nel prossimo Parlamento.

Identità e democrazia, dove abbiamo la Lega e Le Pen, non votano il presidente del PPE così come l'estrema sinistra non vota il presidente PPE. Niente di nuovo. Dal giorno dopo si andrà sulla votazione verticale dei contenuti, dove il centrodestra e il centrosinistra – in modo a volte solido, a volte in modo un po' capriccioso – si confrontano.

Crede che i risultati delle elezioni europee avranno un impatto sulla composizione del governo nazionale?

Se i risultati delle elezioni europee avessero la capacità di influenzare la politica italiana, allora vorrebbe dire che sta accadendo qualcosa di interessante a livello nazionale. Innanzitutto perché – che ci piaccia o no – l'Europa c'entra parecchio inciò che accade nel singolo Paese. Provare a fare delle valutazioni di politica nazionale che dipendano anche da quel che accade in Europa e nel Parlamento europeo non vuol dire cedere un ulteriore pezzo di sovranità, ma guardare alla realtà, visto che la vita quotidiana è disciplinata in gran parte da regolamenti e direttive europee. Sarà bene far sì che la rappresentanza italiana in Europa incida sulla politica nazionale, oltre che su quella europea tout court.

Se guardiamo invece alla questione numerica, per come si sta configurando, difficilmente credo che l'incidenza sarà una incidenza tale da cambiare gli equilibri della vita politica e in particolare del governo. Avremo, io credo, una discreta conferma di quel che stiamo vedendo a livello nazionale, con un centrodestra che è in grado di garantire un buon livello di consenso. All'interno del centrodestra c'è una propensione al rispetto tra i partiti che è medio alta, anche se, come sappiamo, ci sono due forze politiche – Fratelli d'Italia e  Lega – che a volte hanno momenti di frizione. Ma non mi pare che si stiano creando quegli scossoni classici che piacciono molto all'opposizione.

Si sta mantenendo un equilibrio di governo e sembra profilarsi una buona performance intorno al Partito popolare europeo, in particolare a Forza Italia. Questo magari non fa bucare lo schermo alla notizia, ma certamente va nella direzione di favorire l'interesse dei cittadini italiani.

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