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Viceministro Leo: “Nella riforma fiscale non ci sono condoni, ma tendiamo una mano ai contribuenti”

Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha difeso la riforma fiscale del governo Meloni – e in particolare l’ultimo decreto sulla divisione a rate delle cartelle esattoriali – dall’accusa di favorire gli evasori: “Non è un condono. Se ci sono situazioni che devono emergere, devono farlo gradualmente”.
A cura di Redazione
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di Marco Billeci e Luca Pons

Agevolare chi non riesce a pagare le tasse è l'unico modo per far emergere il sommerso, gradualmente, quindi il nuovo decreto che prevede la divisione fino a 120 rate mensili dei debiti con il Fisco non è un condono, ma un meccanismo per cercare di "venire incontro ai contribuenti". Lo ha detto il viceministro all'Economia Maurizio Leo, intervenuto oggi al convegno sulla riforma fiscale a cui ha partecipato anche Giorgia Meloni. Al termine del convegno, Leo è stato fermato dai cronisti, e ai loro microfoni – tra cui quelli di Fanpage.it – ha risposto alle accuse di chi sostiene che la riforma favorisca gli evasori.

"Vogliamo fare in modo che tutti i contribuenti abbiano un trattamento fiscale più agevolato, compatibilmente con le risorse che riusciamo a reperire", ha detto, citando alcune delle misure inserite nella delega fiscale: "La detassazione degli straordinari, dei premi di produttività", ma anche "una riforma Irpef che passa da quattro a tre aliquote", con cui "i soggetti sino a 28mila euro hanno vantaggi" (in realtà sono quelli con un reddito sotto i 28mila euro e sopra i 15mila euro).

Insomma: "Stiamo cercando di fare tutto il possibile per mettere tutti i contribuenti in condizione di pagare meno tasse". La possibilità di dividere in propri debiti in rate mensili – da 84 fino a 120, dieci anni – è un modo per "tendere una mano a tutti i contribuenti che non possono pagare", ha detto. In generale, "la riscossione è un meccanismo attraverso il quale noi cerchiamo di venire incontro ai contribuenti e farli pagare tutti. Non è né un condono, né misure a favore di questa o quella categoria".

La presidente del Consiglio Meloni ha detto che le tasse "non sono bellissime", e Leo ha commentato correggendo il tiro: "Le tasse si devono pagare, però certo meno se ne pagano e le facciamo pagare a tutti quanti, e meglio il sistema funziona. La fedeltà fiscale è un valore? Assolutamente". Il punto, però, è che ci sono "delle situazioni che devono emergere", cioè molte persone con debiti arretrati, e "le dobbiamo far emergere gradualmente, se no rischiamo di non riuscire mai a portare a casa i risultati". Il modo per "abbattere il tax gap", che è "tra 80 e 100 miliardi dagli anni Novanta", è questo.

All'incontro ha partecipato anche il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha parlato tra le altre cose della global minimum tax, la tassa globale del 15% per le grandi multinazionali che era stata inserita nell'ultima legge di bilancio. Il percorso di questa nuova tassa, ha detto il ministro, va a rilento: "Temo seriamente che vada a naufragare nell'impossibilità di concludere positivamente i lavori, almeno questo ho percepito partecipando agli incontri del G20 o del G7". E ancora: "Purtroppo questo tipo di necessità, che è anche un imperativo morale, non riuscirà a raggiungere il suo obiettivo nei tempi che avevamo auspicato".

Giorgetti ha anche fatto il punto della situazione economica italiana, che "non va in modo eccezionale, ma meglio di tanti partner europei". In più, ha complimentato il governo e il Parlamento per "l'approvazione in tempi record della legge delega della riforma fiscale e dei relativi decreti legislativi, un'impresa praticamente storica".

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