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Maiorino a Fanpage: “Italia non si è liberata della mentalità sessista, serve congedo paritario”

In Italia è ancora viva una “mentalità sessista di cui alcuni pensano che ci siamo liberati, ma in realtà non è affatto così”: lo dice a Fanpage.it la senatrice del M5s Alessandra Maiorino, che ha presentato una proposta di legge per il congedo paritario.
A cura di Annalisa Girardi
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Un congedo paritario in Italia è essenziale. Non solo per garantire sia la madre che al padre di essere entrambi presenti nei primi mesi di vita di un figlio, ma anche per contrastare le discriminazioni sul lavoro che tantissime donne sono ancora costrette ad affrontare. "Si tratta di una misura concreta e di un investimento per il futuro del nostro Paese", ha detto a Fanpage.it la senatrice del Movimento Cinque Stelle Alessandra Maiorino, che ha presentato una proposta di legge a riguardo.

Gli ultimi dati del Comitato Onu per l’eliminazione della discriminazione contro le donne (Cedaw) ci dicono che in Italia c'è ancora tanto sessismo e  stereotipi di genere molto radicati nella nostra società. Che conseguenze concrete ha questo per la vita del Paese?

Molte più di quanto si riesca a immaginare: significa che le donne hanno una minore partecipazione nella vita politica e nei processi decisionali, quindi parliamo di una democrazia meno compiuta. Le donne sono penalizzate nel mondo del lavoro, non riuscendo a costruire una carriera prolungata e continuata. Di conseguenza sono più soggetta alla povertà, perché appunto vivono una carriera a singhiozzo e questo si ripercuote anche nelle pensioni, che finiscono per essere inferiori a quelle degli uomini. La causa di tutto questo è una mentalità, un approccio, sessista di cui alcuni pensano che ci siamo liberati, ma in realtà non è affatto così.

Lei ha presentato una proposta di legge che mira a cambiare le cose introducendo il congedo paritario. Ce la può illustrare?

È una misura concreta che realizza davvero l'uguaglianza tra l'uomo e la donna. Consiste in qualcosa che esiste già in molti altri Paesi. Perché l'accudimento dei figli deve spettare soltanto alla mamma? In Italia oggi esistono cinque mesi congedo materno – che noi vorremmo estendere a sei mesi, perché lo svezzamento è di sei mesi – portando allo stesso tempo quello paterno a cinque mesi, con la possibilità per i due genitori di trascorrere anche fino a un mese insieme. Il padre può usufruire di questi cinque mesi nell'arco dei primi 24 mesi di vita del bambino o della bambina. Che cosa si ottiene così? È veramente win-win per tutti: vince la madre, che può appoggiarsi sul compagno, sul padre dei figli, ma vince anche il padre che viene riconosciuto come figura paterna e quindi nei suoi diritti e nei suoi doveri di trascorrere del tempo e di accudire i propri figli. E vincono anche i bambini e le bambine che hanno davvero tutti e due genitori: sappiamo quanto sia importante avere un imprinting da parte delle figure genitoriali e in questo modo otteniamo un quadro completo.

Il congedo per il padre dovrebbe essere obbligatorio?

Esistono diversi modelli attualmente. Esiste quello che possiamo definire il modello scandinavo, su base volontaria, e il modello spagnolo, che prevede invece l'obbligatorietà. Secondo un piccolo sondaggio che abbiamo potuto fare internamente sarebbe da prediligere il modello obbligatorio. In Italia, a causa delle questioni culturali di cui si parlava prima, sarebbe più opportuno inizialmente il congedo obbligatorio e poi, quando questo si sarà radicato, si può anche pensare ad una volontarietà. Però credo che molti padri potrebbero aver bisogno di una piccola spinta iniziale, anche per evitare lo stigma. Perché paradossalmente, purtroppo, un uomo che prende un congedo paterno sul mondo del lavoro potrebbe anche incorrere in una sorta di stigma.

E così, se fosse obbligatorio, si eviterebbero anche tante discriminazioni…

Esatto. È incredibile che accada nel 2024, però sappiamo che è ancora così. Un datore di lavoro si trova davanti una ragazza di vent'anni in un colloquio, spesso le chiede se ha intenzione di avere figli. A un ragazzo di vent'anni oggi non avrebbe nessun motivo di chiederlo. Se noi rendiamo paritari i congedi – quello materno e quello paterno – il datore di lavoro non farebbe quella domanda a nessuno, perché entrambi potrebbero assentarsi dal lavoro nel momento in cui nasce un figlio.

Ora si parla tanto di denatalità: se vogliamo intendere – come io credo sia corretto – la natalità come un fatto sociale, anche un atto di fiducia della coppia verso la società in cui si trova, allora la società deve farsi carico di questo. Non può lasciare la mamma o la coppia da soli e c'è un diritto di un ritmo umano da seguire. La nascita di un bambino di una bambina non è indifferente nel percorso esistenziale delle persone, siano esse donne o uomini e quindi bisogna avere il diritto di fermarsi e poter vivere questo passaggio. C'è bisogno di un risvolto empatico e culturale, che tiene conto dei risvolti psicologici di questo momento così bello che però ha bisogno di essere attenzionato.

C'è anche un tema economico: tantissime donne, dopo la maternità, abbandonano il mondo del lavoro. Ora, se l'occupazione femminile fosse alla pari di quella maschile, il nostro Pil ne risentirebbe in positivo. 

Noi in Italia abbiamo una situazione paradossale: abbiamo il tasso di occupazione femminile più basso d'Europa e anche il tasso di natalità più basso d'Europa. Questo significa una cosa sola, cioè che non è vero che se le donne stanno a casa fanno più figli. È vero il contrario. Se si assiste la donna – o meglio, la coppia – nella propria creazione di una famiglia, allora quella famiglia cresce, perché ha un supporto da parte della società.

Guardiamo ad esempio la Francia. Ha messo in campo delle politiche di welfare molto solide e adesso ha annunciato di voler introdurre proprio il congedo paritario. E sta risalendo nel tasso di natalità: noi dobbiamo prendere esempio da questi modelli e fare un investimento nel futuro del Paese. Sappiamo benissimo che il congedo paritario è una misura che costa: abbiamo fatto una piccola stima approssimativa e potrebbero volerci circa 3 miliardi di euro, ma è appunto un investimento nel futuro del Paese

A proposito di natalità, il governo Meloni ha detto che le misure a favore della natalità sono state una delle priorità della Manovra. Qual è il suo giudizio su questi provvedimenti?

Nessuno si è accorto di queste misure, perché non hanno una visione. Cosa hanno fatto? Hanno fatto quel bonus per famiglie che hanno tre figli o più senza limite di reddito: questo non è un incentivo a creare una famiglia. Fotografa una situazione e dà un sussidio. E va benissimo dare un aiuto, ma per il resto non c'è nulla, non c'è alcun investimento nel futuro. Tra l'altro hanno tolto Opzione donna, hanno tolto quei piccoli traguardi raggiunti, come lo sconto sull'Iva dei prodotti per l'igiene femminile e per l'infanzia.

Ad ogni modo, la nostra proposta sul congedo paritario è sul tavolo. Abbiamo aperto alle opposizioni, ma anche alla maggioranza. Alcune forze di opposizione, come il Partito democratico ma anche Italia Viva, hanno risposto al nostro appello. E devo dire che la maggioranza ha accolto un ordine del giorno per quanto riguarda il congedo. Questa è una misura che non può avere un colore politico, è un investimento nel futuro del Paese: speriamo che si possa davvero avviare un percorso per raggiungere questo obiettivo.

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