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Manovra 2024

Marattin boccia la Nadef: “Taglio cuneo doveva essere strutturale, basta campagna elettorale dal governo”

“La Nadef è da respingere – dice il deputato di Italia Viva, intervistato da Fanpage.it – perché il taglio del cuneo contributivo temporaneo è un errore di politica economica”. Per Luigi Marattin, il governo Meloni “dovrebbe prendersi la responsabilità di affrontare di petto i temi del Paese, perché finora si è fatta solo campagna elettorale”. E sullo spettro di un governo tecnico attacca: “Sono le solite sceneggiate della politica italiana”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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La Nadef del governo Meloni è da respingere, secondo Luigi Marattin. Il problema principale è il voler puntare tutto sul taglio del cuneo contributivo, una misura temporanea e non strutturale che ha già ipotecato metà della manovra. A pochi giorni dalla presentazione della nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, il deputato di Italia Viva, intervistato da Fanpage.it, critica il governo per il clima da continua campagna elettorale.

Onorevole Marattin, la convincono i numeri della Nadef del governo? Lei ha parlato di trucco contabile, cosa significa?

Se dovessi arrivare al terzo piano partendo da zero, dovrei fare tre piani di scale. Invece prendo l'ascensore e vado al quarto, poi scendo di un piano. Voglio dire questo: la riduzione del rapporto deficit/Pil avviene solo perché si è alzato artificialmente il punto di partenza, cioè il deficit del 2023, perché Eurostat ha deciso che i lavori del Superbonus e degli altri bonus edilizi fatti durante l'anno non devono essere spalmati su tutto l'arco temporale. Ecco perché si è alzato di quasi un punto percentuale quest'anno. E allora se faccio il 4,3% quest'anno sto formalmente migliorando il deficit, ma in realtà lo sto peggiorando rispetto all'anno scorso.

Ha parlato di Superbonus, che viene un po' additato dal centrodestra come la causa di tutti i mali a livello economico. È davvero così?

Il governo ha torto e ha ragione. Ha torto perché, come dicevo, la decisione di Eurostat libera spazi di deficit per il 2024-2026 caricando tutto sugli anni passati, spazi che altrimenti sarebbero stati occupati dal Superbonus. Paradossalmente, questo facilita il governo. Ma hanno ragione quando parlano del debito, perché, per quanto riguarda la cassa, la misura resta spalmata sugli anni. È un macigno che continua a pesare.

Voi eravate nel governo Conte due che lo approvò

Il vero problema fu la cessione libera dei crediti che vollero i 5 Stelle. Molti di noi all'epoca provarono a sottolineare che era una stupidaggine, perché si parlava di moneta fiscale. Fatto il Superbonus, però, tutti i partiti hanno fatto a gara per estenderlo, prorogarlo, ampliarlo. Perché il virus del gratuitamente in questo Paese non è concentrato solo nel populismo dei 5 Stelle, ma ha infettato un po' dovunque.

Siamo tornati a parlare di spread, è allarme?

Lo spread è come gli indici di Borsa, non ha senso guardarlo una volta al giorno, vanno guardate le tendenze di medio e lungo periodo. È vero che negli ultimi giorni c'è stato un peggioramento, ma finché rimane intorno ai 200 punti base non ci sono grossi problemi. Il punto è che lo spread è la differenza con i titoli tedeschi, ma il livello dei nostri titoli di Stato sta salendo molto, come d'altronde accade anche in Germania e nel resto del mondo. Ovunque abbiamo un restringimento delle condizioni creditizie. Quando però cominci a pagare il 5% su ogni asta del debito pubblico diventa un problema, indipendentemente dai titoli tedeschi.

Ma quindi chi sono questi che vogliono il governo tecnico di cui parla Meloni?

Sono le solite sceneggiate della politica italiana, non mi viene neanche da commentare. Quando un governo è in difficoltà agita lo spauracchio: "Oddio il complotto, ci vogliono far fuori". Il governo, che ha un'ampia maggioranza parlamentare, dovrebbe prendersi la responsabilità di affrontare di petto i temi del Paese, perché finora si è fatta solo campagna elettorale anche stando al governo.

Parlando della manovra, invece, si è capito che buona parte servirà a rifinanziare il taglio del cuneo contributivo. Cosa ne pensa di questa strategia?

È il motivo per cui la Nadef è da respingere. È un errore che abbiamo segnalato già il primo maggio scorso, quando la presidente Meloni sotto il flash dei social annunciò questo taglio di sei mesi dicendo che era il più grande della storia. Oltre al fatto che non era vero, perché sia Draghi che Renzi tagliarono più tasse, la avvisammo che era un errore. Le tasse, o i contributi in questo caso, si tagliano quando hai i soldi per farlo in maniera strutturale, per sempre. Altrimenti, se lo fai per sei mesi, ti ritrovi a cercare soldi, in questo caso 10 miliardi, non per abbassare le tasse, ma per evitare che si alzino. Vollero fare lo spot elettorale e ora stanno ipotecando metà manovra. È un errore di politica economica.

Invece l'unione dei primi due scaglioni dell'Irpef con un'aliquota unica, come annunciato dal viceministro Leo, la convince?

Sì, perché sono sempre stato a favore di un'Irpef più semplice. Non che tre aliquote anziché quattro sia di per sé semplicità, servirebbe una struttura facile. Unendo i primi due scaglioni parliamo di 10-15 euro in più al mese per i cittadini, ma si va comunque verso la semplificazione di un'imposta. Certo, hanno preso i voti dicendo che l'Irpef diventava una, la flat tax, e invece siamo molto lontani.

Il Ponte sullo Stretto, secondo lei, lo finanziano quest'anno o no? Nel governo dicono tutti cose diverse, mentre non si capisce neanche se i soldi ci sono o no…

Non l'ho capito neanche io. Penso però che sia una buona idea fare il Ponte sullo Stretto, ma non per fare una cattedrale nel deserto, serve per portare la modernizzazione di tutte le infrastrutture in quel pezzo di Paese e collegare la Sicilia al resto d'Europa. Al momento non c'è neanche un progetto esecutivo, sospetto che sia la solita campagna elettorale. Quando arriverà la manovra, tra una ventina di giorni, vedremo se i soldi ce li hanno messi o no.

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