Coronavirus, il viceministro Sileri: "Sto guarendo, da malattia ho capito che servono più tamponi"
pubblicato il 21 marzo 2020 alle ore 09:48
"Chissà se dopo tutti questi giorni mio figlio mi riconoscerà", dice il viceministro per la Salute Pierpaolo Sileri, collegato con Fanpage dalla camera della sua abitazione romana. Da più di dieci giorni ormai, quella stanza è diventata la sua abitazione e il suo ufficio. Come molti altri italiani, Sileri è in isolamento domestico dopo essere risultato positivo al Coronavirus. "Ora la febbre e la tosse sono passate - racconta -, ma per almeno due giorni ho avuto serie difficoltà a respirare". Il viceministro spiega di essersi accorto di essere malato "per uno strano bruciore agli occhi. Quella sera sono tornato a casa e ho detto a mia moglie di separarci. Poi è arrivata la febbre alta e il tampone ha confermato la positività. Da questa esperienza, Sileri (che è anche medico) trae due conclusioni sulla strategia politico-sanitaria per combattere il virus: servono più tamponi per i sintomatici anche non gravi e a più persone che risultano positive va garantita la possibilità di trascorrere il periodo di isolamento fuori dalle mura domestiche, per assicurare un decorso più sicuro ed evitare il rischio che infettino chi vive con loro
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