Craxi, la verità di Claudio Martelli: “Era di sinistra, e non era un latitante”
pubblicato il 19 gennaio 2020 alle ore 07:46
“Ammazzatelo, uccidetelo, trucidatelo, bisogna farlo fuori, deve marcire in galera. Tutto questo linguaggio assatanato si è rivolto contro un uomo come se fosse il colpevole di tutto. Non era il colpevole di tutto. Era il più importante di tutti. Per quello è diventato il capro espiatorio: perché era il perno del sistema politico”. Parla di Bettino Craxi, Claudio Martelli, ma ad ascoltarlo viene il dubbio parli anche un po’ di sé. Sarà il timbro vocale, così simile a quello di Craxi, saranno i venticinque anni trascorsi a fianco del leader socialista, prima al liceo Carducci di Milano, dove fu compagno di banco di Massimo Fini, poi nella gavetta del Partito Socialista milanese, infine in via del Corso a Roma, segretario e vice del Psi, dalla rinascita all’apocalisse: “ A me è capitato spesso negli ultimi anni: ogni volta che si parlava di Craxi e dei socialisti, tutte le domande vertevano sull’ultimo tratto di strada, quello che preludeva la fine - racconta a Fanpage.it Martelli, che a vent’anni dalla morte di Craxi, ha dato alle stampe un libro a lui dedicato, intitolato ”L’antipatico” (La Nave di Teseo) -, tanto che a un certo punto ho detto che io avrei parlato della fine di Craxi solo se mi avessero fatto parlare anche di tutto il resto”.
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