Russiagate, Giorgetti: "Non c'è complotto Usa contro di noi, ma Conte dica come stanno le cose"
pubblicato il 9 ottobre 2019 alle ore 21:20
All'epoca del primo faccia a faccia tra il ministro della Giustizia Usa William Barr e i servizi segreti italiani sul cosiddetto Russiagate, il 15 agosto di quest'anno, il leghista Giancarlo Giorgetti era ancora sottosegretario alla presidenza del Consiglio. La crisi di governo era già aperta, infatti, ma il premier Conte non si era ancora dimesso e l'esecutivo non aveva ancora cambiato colori, da giallo-verde a giallo-rosso. Nonostante questo, il braccio destro di Matteo Salvini ci tiene a sottolineare come non sapesse nulla dell'autorizzazione che Conte avrebbe concesso ai vertici dei nostri servizi per incontrare Barr e discutere del ruolo del professor Joseph Mifsud. Docente all'università Link di Roma, secondo le ricostruzioni del Russiagate, nel 2016 Mifsud proprio nella capitale avrebbe offerto allo staff dell'allora candidato alla presidenza Usa Donald Trump una serie di mail compromettenti, trafugate illegalmente, riguardanti l'avversaria del tycoon americano, la democratica Hilary Clinton. Ora, gli uomini dell'attuale presidente a Stelle e Strisce sospettano che l'offerta fosse in realtà una trappola organizzata da servizi segreti nemici per incastrare Trump. Di tutto questo, appunto, Giorgetti dice di essere all'oscuro: "Ad agosto già il governo non esisteva più, c'era solo Conte. Lui aveva la delega ai servizi, sa tutto lui". Pur premettendo che prima di esprimere un giudizio definitivo vuole aspettare la deposizione del premier davanti al Copasir, Giorgetti sottolinea come la scelta di Conte di autorizzare un meeting tra i nostri 007 e un esponente di spicco dell'amministrazione Usa sia una scelta "fuori dalla procedure" e aggiunge con una punta di veleno "gli incontri dei servizi segreti dovrebbero essere segreti". Il motivo per cui Conte ha fatto questa scelta? "Questo andrebbe chiesto a lui, ma questa storia interessa moltissimo gli Usa quindi ne sapremo di più da lì che da casa nostra". Giorgetti però esclude che la vicenda si inserisca - come ricostruito da alcuni retroscena - in un disegno per favorire la nascita di un governo in Italia più atlantista, escludendo la Lega, considerata troppo vicina alla Russia (anche a seguito del caso Savoini). "Un complotto per farci fuori c'è stato di sicuro, ma non sono stati gli americani, bisogna guardare in Europa", conclude il deputato leghista
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