Ministro Amendola: "Con il Recovery Fund renderemo l'Italia un Paese più giusto e più verde"
pubblicato il 4 settembre 2020 alle ore 07:54
Il Recovery Fund è al centro dell'intervista che il ministro per gli Affari Europei Enzo Amendola concede ai microfoni di Fanpage.it, un'occasione anche per fare il punto sul lavoro della cabina di regia costituita a Palazzo Chigi. "Dopo l'accordo di luglio abbiamo subito cominciato a lavorare", spiega Amendola, aggiungendo: "Quello che abbiamo fatto è stato scegliere una direzione, come modernizzare il Paese. Renderlo più veloce, più giusto, più verde. Dobbiamo lavorare per creare un grande laboratorio per modernizzare il Paese, soprattutto in una fase di difficoltà come quella che stiamo vivendo". Poi le tempistiche: "Abbiamo lavorato tutto agosto, la settimana prossima al Comitato per gli Affari Europei del ministero sdoganeremo le linee guida, da qui a breve andremo in Parlamento per avere le linee di indirizzo, poi la Commissione UE aprirà questo lavoro comune per arrivare a gennaio del prossimo anno a ratificare tutti i piani. Noi cerchiamo di individuare delle missioni per il nostro Paese, che poi si tramuteranno in progetti concreti. Ogni progetto deve avere costi, tempi e cronoprogramma chiari, non possiamo sprecare risorse".
Sulla Ue, aggiunge: “L’’Italia, per la prima volta, nei prossimi 7 anni da contribuente netto diventerà beneficiario delle risorse europee. Non era mai successo, è un’occasione storica. Dopo l’accordo di luglio se si guardano i sondaggi si è scoperto che l’Europa c’è, è scesa in campo, non solo con risorse, ma con una politica omogenea. 27 paesi si sono uniti per difendere il mercato comune e investire sul futuro. Per la prima volta si sono fatti i bond, un tabù della storia europea. Questo sentimento nuovo partito da Bruxelles lo registro anche in Italia: più fiducia. In una fase di crisi avere un orizzonte aiuta a riprendere fiducia e a riconquistare tutto quello che abbiamo perso negli ultimi mesi”.
E sulle elezioni, infine: “Saranno un test europeo, perché noi eleggiamo una classe dirigente regionale, sindaci. Ma proprio perché dall’Europa è arrivato questo messaggio, io spero che dalle elezioni regionali esca fuori una classe dirigente con questa mentalità: progettare con costi, con un cronoprogrmama chiaro, questa è un’occasione non solo per il governo e il Parlamento, ma anche per le Regioni e i Comuni. Scegliere chi non va lì per chiacchierare ma per programmare il futuro”.
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