De Benedetti: "Democrazia liberale a rischio. PD ha occasione storica, ma deve archiviare Renzi"
pubblicato il 10 maggio 2018 alle ore 19:31
“Ritengo sia un bene che si sia arrivati a questo governo, perché queste sono le forze che hanno avuto un successo elettorale. Non è vero che hanno vinto, ma rappresentano una novità politica per il Paese”. Così l’ingegner Carlo de Benedetti commenta l’accordo Salvini - Di Maio, che vedrà la nascita del primo governo “populista” della storia italiana: “Io penso che vadano viste le conseguenze di un governo come questo, ma solo in un contesto internazionale. Abbiamo vissuto settant’anni con un ombrello americano che era il nostro riferimento, oggi rischiamo di non essere più un Paese occidentale, perché gli USA hanno avuto una evoluzione pessima e perché Salvini ha certamente più simpatie per Orban e Putin che non per la Merkel”.
Poi spiega: “Le due constituency elettorali di questo governo sono meridionale per i Cinquestelle, quindi, senza offesa per nessuno, con tendenza assistenziale, e sono di lavoro, di impresa per la parte nordica. Salvini controlla da Genova a Trieste e ha un potere locale molto importante, che sta anche tracimando in Emilia”. Il punto è che “poiché non riusciranno a trovare elementi comuni”, allora “dovranno trovare un nemico comune, e sarà l’Europa”. La riposta europea sarà quella di “isolare il contagio populista”.
Poi la riflessione si sposta sulle responsabilità e sul ruolo del PD: “Ha una formidabile occasione per rilanciarsi, perché è finito male proprio perché non aveva una missione vera. È stato una espressione di leader più o meno forti e di correnti battagliere fra di loro, ma soprattutto negli ultimi 5 anni non si è identificato con un disegno politico chiaro e ha del tutto dimenticato le disuguaglianze, che sono la piaga di tutte le società”. Su Renzi è netto: “Non ho dubbi che lo considero da archiviare, non c’è dubbio. Ma oltre alla sua necessaria archiviazione, bisogna fare anche quella di un partito che ha raccolto delle tradizioni ma non ha saputo esprimere delle idee. Quindi questa è una occasione unica per il PD per occuparsi delle persone più deboli nella società e per ribadire la collocazione europea dell’Italia. Però non archivierei solo i fossili, ma anche quelli più recenti, che muovono ancora le mani… Mettiamoli a fare un’altra cosa, non sono più in grado di interpretare il Paese. Serve un personaggio con gravitas, non dei giovani più o meno leoni, più o meno tigrotti. Il nome ce l’ho in mente, ma non lo dico”. La sfida è complessa, chiosa: “La democrazia liberale è a rischio in Europa e anche in Italia, Macron lo ha detto per primo”.
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