Perché è il momento di legalizzare la cannabis, la proposta di legge in 150 secondi
pubblicato il 7 luglio 2016 alle ore 17:57
di Zeina Ayache, Charlotte Matteini, Claudia Torrisi e Marco ParettiIl prossimo 25 luglio, finalmente, la proposta di legge per la legalizzazione della coltivazione della cannabis arriverà in Parlamento per l'inizio della discussione alla Camera.
Ad appoggiarla è anche la stessa Direzione Nazionale Antimafia per la quale il proibizionismo è un errore.
La proposta di legge vuole portare alla legalizzazione del possesso, dell’autocoltivazione, della vendita e dell’uso terapeutico della cannabis.
Nel dettaglio, cosa significa legalizzare la cannabis?
La proposta di legge permetterà di:
Coltivare in forma "personale e associata" la cannabis, quindi massimo cinque piantine per persona maggiorenne, ma solo previa comunicazione ai Monopoli di Stato.
Regolarizzare la "detenzione personale”, quindi non più di 5 grammi di cannabis per i maggiorenni fuori casa e 15 grammi nel privato domicilio. In caso di patologie, il quantitativo potrà essere superiore e farà fede la prescrizione medica.
Permettere la cessione gratuita a terzi di piccoli quantitativi di cannabis, a meno che il destinatario non sia minorenne o manifestamente infermo di mente. Chiunque violi i limiti imposti dalla legge, però, rischia una sanzione amministrativa da 100 a 1.000 euro.
La coltivazione, preparazione e vendita della cannabis saranno soggette a monopolio di Stato, ciò significa che serviranno delle autorizzazioni particolari concesse da Agenzia delle dogane e Monopoli per la vendita al dettaglio in esercizi commerciali destinati esclusivamente a tale attività.
Il 5% dei ricavi statali sarà destinato al Fondo nazionale per la lotta alle droghe.
Quali sono gli effetti positivi della legalizzazione?
Duro colpo per il giro d'affari di mafie e associazioni criminali, che attualmente ne detengono il monopolio.
Dalla sua libera vendita, lo Stato incasserebbe circa 8 miliardi di euro in imposte e accise.
Si libererebbero molti posti nelle carceri italiane: attualmente dei 45.823 ingressi del 2015, 12.284 sono relativi a imputazioni o condanne per droga
I tribunali risulterebbero meno ingolfati: non esistendo più il reato, verrebbero meno migliaia di processi.
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