La storia di Martin Hofbauer, calciatore austriaco con la protesi alla gamba destra
pubblicato il 13 maggio 2013 alle ore 11:16
Martin Hofbauer, 20 anni, impiegato nel settore dell'agricoltura meccanica e una passione per il calcio che nemmeno un tumore alle ossa, la chemio e poi l'amputazione di parte della gamba destra hanno stroncato. La sorte è entrata in tackle: ruvida, spacca caviglie, spacca cuore. Lui l'ha guardata negli occhi e le ha sorriso di rimando perché, nonostante tutto, non si sente figlio di un dio minore. "Con i calzini e gli scarpini, finora, nessuno s'era accorto di nulla", racconta al Kleine Zeitung (come si evince anche dal video tratto da youtube e pubblicato nell'edizione online). Aveva l'animo in subbuglio, il cuore a pezzi e paura (tanta). Paura di fallire, di se stesso, di non farcela, che non fosse più come una volta. Un compagno di squadra lo mise in contatto con Matthias Lanzinger, il campione di sci rimasto disabile dopo una caduta e adesso protagonista alle gare paralimpiche. L'incontro, una stretta di mano, poche chiacchiere e parole che tolgono ruggine dall'anima. "Mi ha dato consigli, è stato un momento commovente". E decise che, sì, poteva tornare in campo. La protesi ("è una parte di me, non mi ostacola") camuffata bene gli ha permesso di continuare a giocare tra i dilettanti austriaci (Stiria) dell'Ufc Miesenbach: un paio di mesi dopo l'operazione era di nuovo sul rettangolo verde. Mancava solo il via libera della Fifa, è arrivato anche quello: ''a patto - hanno spiegato i tecnici della Federazione che hanno studiato la vicenda - che la protesi non costituisca alcun pericolo per il giocatore stesso, i suoi compagni di squadra e gli avversari''. Hofbauer come Pistorius nell'atletica: il 13 gennaio 2008 la IAAF respinse la sua richiesta di gareggiare con i normodotati, ma la decisione viene ribaltata pochi mesi dopo dal Tribunale sportivo di Losanna: ''Non esistono elementi scientifici sufficienti per dimostrare che Pistorius tragga vantaggio dall'uso delle protesi''. Autorizzazione, ma con riserva: toccherà all'arbitro, prima di ogni match, valutare e controllare lo stato dell'arto artificiale. ''Ho sempre pensato positivo - ha concluso il giovane calciatore - Sono però felice che la mia richiesta e la decisione conseguente possano aver aperto una breccia per aiutare tutti i calciatori disabili''. In fondo, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore.
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