La variante Delta in Italia: le cose da sapere su contagiosità ed efficacia dei vaccini

Oggi le varianti sotto la lente di ingrandimento sono essenzialmente tre: la Delta, la Delta plus e la Kappa. Tra loro sono imparentate e sono arrivate nel nostro Paese. Ma quanto sono pericolose? E soprattutto i vaccini funzionano?
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Giulia Dallagiovanna 6 Luglio 2021
* ultima modifica il 06/07/2021

"Una notizia significativa e importante: i ricoverati in terapia intensiva in Lombardia scendono sotto quota 50, esattamente 49", ha annunciato proprio ieri su Facebook il presidente della Regione Attilio Fontana. Ma che la situazione stia progressivamente migliorando te ne sarai accorto anche tu. Da una settimana non è più obbligatorio indossare la mascherina all'esterno, quanto meno nelle zone bianche che ormai coincidono con quasi tutte le regioni d'Italia. E finalmente, verrebbe da dire, perché nessuno di noi si augura di vivere di nuovo un inverno pieno di restrizioni.

Ed è probabilmente questa la ragione principale per cui siamo preoccupati da qualsiasi nuova variante che emerga. Al momento i nomi che leggerai più di frequente sui giornali sono Delta, Delta plus e Kappa. La prima arriva dall'India e te ne avevamo già parlato quando il Paese era stato messo letteralmente in ginocchio dalla ripresa dei contagi. Rimanevano però ancora tanti dubbi tra cui: è più contagiosa? I vaccini sono efficaci? Potrebbe annullare tutte le nostre speranze di ritorno alla normalità? Oggi a qualcuna di queste domande possiamo rispondere, o quanto meno formulare previsioni più precise rispetto al futuro prossimo. Vediamo cosa dicono gli studi, i dati che abbiamo in possesso e i diversi esperti.

La variante Delta

La variante Delta non è altro che la ex-indiana, sorta per la prima volta nello Stato del Maharashtra, in cui si trova anche Mumbai. Secondo il Covid Data Traker dei Centers for Disease Control and Prevention americani, oggi è diffusa in almeno 86 Paesi del mondo, tra cui anche il Regno Unito, il Portogallo, la Spagna e l'Italia. La sua caratteristica principale è quella di presentare una doppia mutazione. Le due alterazioni vengono indicate con le sigle E484Q e L452R e sono entrambe a livello della proteina Spike, quella che il virus utilizza per entrare nelle tue cellule e il bersaglio contro cui sono diretti tutti i vaccini in uso sinora.

La sigla identificativa di questa variante è B.1.617, che si riferisce a una famiglia i cui componenti stanno lentamente aumentando. Nello specifico, abbiamo la B.1.617.2, che è la più famosa, alla quale si aggiungono la B.1.617.1 e la B.1.617.3, che sembrano essere meno preoccupanti e vengono chiamate Kappa.

La variante Kappa

Quando senti parlare di variante Kappa, dunque, ci si riferisce a due ceppi imparentati con la Delta. Ma se quest'ultima si era fermata a due mutazioni, la K ne presenta ben tre, sempre sulla proteina Spike: L452R, E484Q e P681R. Proviene sempre dall'India e al momento sembra aver raggiunto almeno 26 Paesi del mondo, tra cui la nostra penisola. Tutto quello che sappiamo ora è che non sembra essere né più contagiosa, né più aggressiva rispetto alle altre. Ed è anche la ragione per cui della Kappa sentirai meno parlare.

La variante Delta plus

Una maggiore attenzione la merita invece la variante Delta plus, chiamata così perché è una sottovariante della Delta, ovvero della B.1.617.2. La sigla che la identifica infatti è B.1.617.2.1. A contraddistinguerla c'è però una mutazione, la K417N, che arriva direttamente dalla variante Beta, la ex-Sudafricana. Una particolarità che sembra renderla più in grado di legarsi a recettori delle tue cellule polmonari per infettarle. Sarebbe quindi più aggressiva e dunque più pericolosa. Il condizionale in questi casi è sempre d'obbligo perché al momento non abbiamo studi che certifichino queste capacità.

La variante Delta plus sembr più in grado di legarsi a recettori delle cellule polmonari

Esiste infatti un solo report pubblicato su Science a febbraio che ipotizza una maggiore resistenza agli anticorpi monoclonali da parte della mutazione in questione. Ma ad oggi non vi sono state altre dimostrazioni di questa possibilità.

I sintomi

Una particolarità della variante Delta plus sembrerebbe invece riguardare i sintomi. Il professor Tim Spector, docente di Epidemiologia genetica al King's College di Londra e uno dei principali autori coinvolti nel ZOE COVID study, un progetto per indagare sui sintomi dell'infezione attraverso un'indagine tra i pazienti svolta tramite app, ha avvertito di prestare attenzione ad altre manifestazioni.

Se infatti di solito la malattia provocata dal SARS-Cov-2 si presenta principalmente con mal di gola e tosse, a seguire febbre e spesso anche perdita di gusto e olfatto, questa nuova mutazione appare leggermente diversa. Le prime avvisaglie sono piuttosto mal di testa, naso che cola (raro nel virus originale) e mal di gola. Ageusia e anosmia, invece, non compaiono tra i sintomi prevalenti. In poche parole, più che un'influenza ricorda un brutto raffreddore. Quando meno all'inizio perché poi rimane naturalmente il pericolo che peggiori e subentri anche la polmonite.

Sono più contagiose?

Ora possiamo dirlo: sì, sono più contagiose. Il Direttore Generale dell'Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato nella consueta conferenza stampa settimanale, che la variante Delta si è mostrata più facilmente trasmissibile rispetto a tutte le altre che abbiamo conosciuto finora, a causa principalmente della mutazione L452R. Sembra essere addirittura del 40% o del 60% più contagiosa della Alpha, la ex inglese, al punta da essere risultata la prevalente nel Regno Unito.

La variante Delta è più contagiosa del 40% o 60% rispetto alla Alpha

Di sicuro sta colpendo duramente in Russia, dove in un solo giorno, il 24 giugno, sono stati registrati oltre 20mila nuovi contagi e 652 decessi. Certo, sono numeri che abbiamo visto anche in Italia, ma non durante l'estate quando, come sappiamo, il virus tende a circolare meno.

Sono più pericolose?

La loro maggiore pericolosità è ancora tutta da dimostrare. Sicuramente a un numero più di alto di contagi corrisponde anche una quantità più elevata di decessi. L'Organizzazione mondiale della sanità ha inserito la Delta e la Delta plus nelle Variants of Concerns, probabilmente basandosi solo sul maggiore potenziale di trasmissibilità. Secondo uno studio pubblicato a maggio su The Lancet, intanto, il rischio di finire ricoverati dopo aver contratto queste mutazioni specifiche sarebbe quasi doppio.

Non è ancora stata dimostrata, però, una loro capacità di eludere le terapie che utilizziamo al momento per contrastare il Covid-19. Per capire meglio la situazione, tieni presente che all'interno della stessa tabella troviamo anche l'Alpha, che oggi sappiamo per certo essere più contagiosa, ma non più pericolosa.

Per quanto riguarda la Kappa, invece, rimane tranquilla nella zona Variants of Interest. In altre parole, da tenere monitorata, ma senza preoccupazioni specifiche.

I vaccini sono efficaci?

La vera domanda che dobbiamo porci quando emerge una nuova variante riguarda come sempre i vaccini, perché se quelli sono efficaci significa che abbiamo giù un'arma molto valida per contrastarla. Cosa sappiamo dunque rispetto alle nuove? Un primo indizio ci arriva dai dati condivisi tra le altre cose da Medbunker, ovvero il dottor Salvo Di Grazia, medico e divulgatore scientifico. Puoi trovare le due tabelle qui sotto:

In Russia ieri sono stati segnalati 23mila contagi e 660 morti. Nel Regno Unito, sempre nella giornata di ieri, i nuovi casi sono stati oltre 27mila. I decessi? 22. Nel Paese guidato da Vladimir Putin si stanno vaccinando in pochissimi. Nonostante le campagne per incentivare la popolazione a ricevere l'immunizzazione e persino premi in palio, il 60% della popolazione sembra intenzionato a non aderire a nessuna campagna. E questa è anche una delle ragioni per cui trovi lo Sputnik in tantissimi altri Paesi e persino per i turisti.

Perciò sì, i vaccini funzionano anche se la vicenda britannica ci mostra proprio quanto sia necessario completare l'intero ciclo vaccinale per essere definitivamente al sicuro, riuscendo magari a prevenire addirittura le infezioni.

Lo studio pubblicato sul Lancet di cui ti parlavo prima ha proprio certificato come la doppia dose di vaccino risulti efficace, perdendo giusto di qualche punto percentuale, contro la variante Delta. Non solo ma tra le 19.543 infezioni che sono state registrate, più di un terzo erano dovute alla nuova mutazione e il 70% di queste persone non aveva ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino (probabilmente perché troppo giovani).

"Sembra che i quattro vaccini autorizzati nell'Ue proteggano contro tutte le varianti del SARS-Cov-2, inclusa la Deltaha dichiarato l'Ema, l'Agenzia europea per i medicinali. – I primi dati suggeriscono che due dosi di vaccino proteggono contro la variante Delta e che gli anticorpi derivanti dai vaccini approvati neutralizzano la variante".

Dove è diffusa in Italia?

La variante Delta è arrivata in Italia, come pure la Kappa. Oltre al primo caso di Firenze datato 10 marzo 2021, e qualche altro sporadico tampone sequenziato in giro per la Penisola, sono essenzialmente due i focolai che hanno richiamato l'attenzione. Il primo scoppia nella prima metà di giugno in una palestra di Milano, tra i quartieri di Città Studi e l'Ortica, ad opera di una persona che aveva già ricevuto la prima dose di vaccino. In 140 vengono invitati a sottoporsi a tampone e 14 risultano positivi. Per 5 di loro si parla di variante Delta, compresa la prima persona che ha dato il via alla catena di contagi.

Una decina di giorni dopo arriva la notizia di un altro focolaio, più grande, registrato tra le province di Piacenza, Cremona e Lodi. Tutti i positivi frequentavano l'area logistica del piacentino, oppure erano loro famigliari. I nuovi casi sono 25, scovati dopo un contact tracing che arriva coinvolgere persino i passeggeri che possono aver viaggiato con loro sul pullman. Ma l'informazione più importante da tenere a mente è che nessuno di loro era vaccinato.

Secondo il monitoraggio sulle varianti effettuato dall'Istituto superiore di sanità, la prevalenza della Delta resta al di sotto dell'1%. Ma, si aggiunge: "Si segnala un recente rapido aumento nella frequenza e diffusione di queste segnalazioni sul territorio nazionale dovuto a diversi focolai. Inoltre, la maggior parte di essi appartengono alla variante Delta".

Dunque, quello che impariamo dopo aver letto di queste nuove varianti è sempre la stessa lezione: dobbiamo vaccinarci per non rischiare di ammalarci in modo grave. Così, saremo certi di non rischiare di morire a causa del virus e poi di non intasare gli ospedali, garantendoci un ufficiale ritorno alla normalità.

Fonti| "Prospective mapping of viral mutations that escape antibodies used to treat COVID-19" pubblicato su Science il 19 febbraio 2021; Ministero della Salute; Istituto superiore di sanità; CDC; "SARS-CoV-2 Delta VOC in Scotland: demographics, risk of hospital admission, and vaccine effectiveness", pubblicato su The Lancet il 14 giugno 2021; Johns Hopkins University;

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