Per non dimenticare: la storia di Yva, la “fotografa dei sogni” morta in un campo di sterminio

C’è una Pietra d’inciampo a Berlino che porta il nome di Yva, la “fotografa dei sogni”, la cui storia è una di quelle che la follia nazista ha cercato di cancellare per sempre. Else Ernestine Neuländer-Simon, questo era il suo vero nome, catturò nei suoi scatti una donna libera e indipendente come lei, sfidando tutti i pregiudizi che vedevano gli uomini come artisti e le donne come semplici modelle.
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Video Storie 27 Gennaio 2021

Può darsi che a molti di voi il nome di Else Ernestine Neuländer-Simon non dirà nulla, eppure sarebbe potuta diventare una delle fotografe più famose della storia. Else nacque il 26 gennaio 1900 a Berlino, in Germania, figlia di un mercante ebreo e di una “modista” che faceva cappelli. Dalla madre la giovane Else ereditò la passione per la moda, che la spinse a esplorare il mondo tutto nuovo della fotografia. Desiderosa di diventare un’artista, scelse per sé il nome d’arte Yva, e in poco tempo tutta Berlino rimase folgorata dal suo talento.

Donna che legge un giornale ca. 1932

Le sue fotografie era moderne come niente prima di allora: Yva sviluppò una particolare tecnica che dava alla sue foto un’atmosfera surreale, come se fossero uscite da un sogno impossibile da catturare. Protagonista dei suoi scatti era una donna libera e indipendente come lei, sfidando tutti i pregiudizi che vedevano gli uomini come artisti e le donne come semplici modelle. Fu tra le prime a cogliere il potenziale delle foto per la pubblicità, e le sue “storie fotografiche” comparvero sulle più importanti riviste dell’epoca.

Danse ca. 1933

Quando il partito nazista iniziò a chiudere le attività di proprietà ebraica, Yva era una fotografa molto apprezzata in Germania e nel mondo, tanto da riceve un’offerta di lavoro dalla prestigiosa rivista “life” a New York. Ma su suggerimento del marito Alfred Simon, che non conosceva una parola di inglese, Yva rifiutò questa come tante altra offerte per lasciare la Germania: entrambi pensavano di essersi ben inseriti nella comunità tedesca ed erano convinti che la situazione sarebbe tornata presto alla normalità. Ma la coppia si sbagliava, e a nulla servì “arianizzare” l’azienda trasferendo la proprietà a un’amica. Nel 1938 Yva fu bandita dalla pratica della fotografia e cominciò a lavorare in uno studio medico di radiografia.

Yva e suo marito furono arrestati il 1 giugno 1942 e inviati in un campo di sterminio il 13 giugno seguente. Le liste di trasporto non hanno mai chiarito con precisione la loro destinazione, ma è probabile che Yva e il marito furono uccisi non appena arrivati al campo di Majdanek. Tutto quello che rimase del lavoro di Yva fu ritrovato al porto d’Amburgo, segno che forse i due si erano finalmente decisi a partire.

La Pietra d’inciampo per Yva a Berlino

Le sue foto ci lasciano il ritratto di una donna libera, piena di fascino e mistero, di una bellezza immortale che non potrà mai essere rinchiusa in una gabbia. E la sua storia ci insegna che ricordare è nostro dovere di esseri umani, per non lasciare che i suoi sogni vengano dimenticati nella notte.