Marina riporta in vita il dramma dell'olocausto: "Vedere a colori ci fa capire cosa hanno vissuto"
pubblicato il 1 giugno 2018 alle ore 18:49
Si chiama Marina Amaral, la fotografa che restituisce la vita alle immagini del passato. Da 3 anni sta lavorando al progetto "Face of Auschwitz" per raccontare il dramma dell'olocausto attraverso i volti dei giovani prigionieri dei campi di concentramento: "Vederle a colori ci aiuta a relazionarci di più con queste persone, capiamo meglio quello che lei e milioni di persone hanno vissuto, quando vediamo i suoi lividi, il taglio sul labbro e il sangue rosso sul viso". Ma si sa che ci sono volti che comunicano più di altri emozioni difficilmente spiegabili a parole. Questo è il caso di Czeslawa Kwoka, 14 enne polacca deportata con la madre e morta dopo tre mesi di torture ad Auschwitz. La sua foto riconvertita a colori è stata condivisa migliaia di volte ed è diventata il simbolo del dolore dei 230.000 minorenni privati di sogni e dignità nei campi.
Foto concesse da
https://www.facebook.com/marinamaralarts/?ref=br_rs
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