Nel libro "La Città Dentro" un viaggio interiore in 10 metropoli
pubblicato il 3 luglio 2019 alle ore 11:31
La coppia Capitani-Coen racconta le città come organismi viventi Roma, 27 giu. (askanews) - Un racconto in prima persona attraverso 10 metropoli in tutto il mondo, da cui emergono itinerari concreti che tutti possono riprendere, ma anche un viaggio interiore e un dialogo fra le città e gli autori che, nel tempo, ci sono tornati più volte, capendo qualcosa di nuovo su se stessi e sulla società. È "La città dentro", il nuovo libro di Flavia Capitani ed Emanuele Coen, coppia di giornalisti esperti di cultura e spettacoli, che accompagnano il lettore in un percorso originale fuori dalle guide turistiche seguendo il filo dell'emozione e della scoperta. Un rapporto, quello fra le città e i viaggiatori, molto dinamico, come spiega Emanuele Coen: "È un rapporto che cambia nel tempo, noi ci rapportiamo a queste città e alle persone che le attraversano in modo diverso a seconda delle fasi della vita. Noi abbiamo voluto riprodurre questo rapporto così cangiante e mutevole che è anche affascinante perché è come se la città fosse un organismo vivente, non è un agglomerato dato una volta per tutte, è qualcosa che cambia e quindi l'emozione è il modo migliore per raccontarla in modo non statico". Città in cui spesso sono state fatte esperienze esistenziali che hanno segnato la vita degli autori, dove tornando si capisce qualcosa su se stessi, sulle generazioni e sulla gentrificazione che trasforma le metropoli in un eterno ciclo da quartieri malfamati a luoghi creativi e poi via via sempre più borghesi, per poi ricominciare. Come nella Londra di "Nostalgia in Sloane Square", raccontata da Flavia Capitani: "Era un po' la Londra dei miei 20 anni, la ricordo con nostalgia, quando scopri il mondo, la diversità, la cultura alternativa e underground: oggi tornando a Londra sembra una metropoli americana, ricchissima. Però poi se si va a scavare, i ventenni di oggi hanno anche loro il loro luogo di scoperta, che è completamente diverso da quello che io ricordo: se prima era la parte Sudovest, ora è il Nordest, quello che era malfamato, fin dai racconti di Dickens. La curiosità di andare a scoprire cosa è quella città oggi anche se tu la ricordi diversamente, è il motore di tutto". Un peregrinare da Barcellona a Berlino, da Chicago a Los Angeles, passando per Napoli, Bucarest, Parigi, in cui vengono ricomposti dei passaggi di vita e di coppia, ma vengono anche scardinati dei luoghi comuni, come quelli che ci sono intorno al tema dell'identità: per Coen, di padre ebreo e madre cattolica, è successo a Gerusalemme nel capitolo "Identità a sorpresa": "È stata un'occasione, come spesso accade per chi ha un'identità un po' composita di mettere un po' in discussione la propria identità, capire se è qualcosa che si può scegliere: oggi sembrerebbe di no perché c'è chi soffia su questo tema, chi lo cavalca e lo utilizza in chiave strumentale e forzando la mano fa credere a noi italiani ad esempio di avere un'identità che è un muro senza crepe, mentre poi l'identità di ciascuno di noi se si va a guardare bene è qualcosa di molto più complesso". E non manca, nel libro, una dichiarazione d'amore per la loro città d'origine, quella Roma oggi sempre più in preda al degrado ma che resta unica, con una chiave originale e spesso poco nota per esaltare la sua grandezza al di là dei monumenti e dell'arte antica: "Visto che si arriva all'aeroporto accalappiati dai tassisti che poi verranno accalappiati dai gladiatori nel centro, aspetteranno autobus per ore, ho detto: immagino questo percorso verso casa attraverso la lente del cinema del passato. E quindi l'Eur, dove abitava Pasolini, ripreso da Fellini e Antonioni, poi la casa di Alberto Sordi che ho avuto l'opportunità di vedere dentro con questa atmosfera austera molto diversa dall'immagine che abbiamo di Sordi, l'attico della Magnani dove lei provò a fare per un po' la signora borghese per fortuna senza riuscirci - durò pochissimo - passando per San Giovanni dove per 20 anni ci sono stati i cantieri della metro e immaginandola come era all'inizio del secolo quando c'erano gli studi della Cines, dov'è nato il cinema italiano, il grande cinema muto che veniva esportato in tutto il mondo, gli studi dove girava Francesca Bertini...fino ad arrivare a casa nostra: lì dietro abitavano la mamma di Mastroianni e Mastroianni allora sono andata in giro alla ricerca di tutti i vecchietti del quartiere per farmi raccontare delle storie su questi personaggi".
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