La febbre dengue è pericolosa? Sintomi, casi in Italia, e quali zanzare trasmettono il virus

Quali sono le zanzare che trasmettono la febbre dengue? Quanto è mortale per l’essere umano? E qual è la situazione in Italia? Proviamo a fare un po' di chiarezza su questa malattia, senza allarmismi.

10 Aprile 2024
20:00
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Negli ultimi giorni si sente parlare spesso di "emergenza dengue". La febbre dengue preoccupa i Paesi dove la malattia è endemica, come Brasile o Argentina, ma inizia a essere percepita come una minaccia reale anche in Italia, malgrado le zanzare che sono vettrici della malattia siano considerate alloctone o aliene, perché le specie tipiche del nostro territorio non trasmettono la dengue. Tuttavia con gli spostamenti sempre più frequenti e il surriscaldamento globale, evidentemente la situazione sta cambiando.

Cos'è la febbre dengue?

Detta anche “febbre spaccaossa” può essere causata da quattro arbovirus molto simili tra loro, denominati: Den-1, Den-2, Den-3 e Den-4. Di solito non dà complicazioni, e i sintomi sono: mal di testa, febbre – chiaramente – fino a 40°, poi spesso provoca un’eruzione cutanea che ricorda quella del morbillo, nausea, dolori vari ecc. Solo in una piccola percentuale di casi, meno dell’1%, la dengue può degenerare nella forma grave: che si chiama febbre dengue emorragica, e comporta sanguinamento dal naso, dalla bocca, dall’apparato gastrointestinale, risultando mortale nel 10-20% dei casi.

Quando parliamo di arbovirus ci riferiamo a tutti quei virus che vengono trasmessi a noi esseri umani, o anche ad altri vertebrati, da alcune specie di artropodi che si nutrono di sangue. In generale, degli artropodi fanno parte i miriapodi, ovvero millepiedi e centopiedi, poi i crostacei, gli aracnidi e gli insetti.

Nel caso specifico dei virus della dengue, a trasmetterli è soprattutto un genere di zanzara, il genere Aedes, e in particolare due specie: la Aedes albopictus o zanzara tigre asiatica, e la Aedes aegypti, conosciuta come zanzara della febbre gialla, perché oltre alla dengue trasmette anche la febbre gialla, appunto. Una zanzara diffusa qui in Italia – come la Culex pipiens, o zanzara comune – anche se punge una persona che ha contratto la febbre dengue, non può trasmettere il virus dengue ad altre persone, questo perché: solo alcune zanzare ci trasmettono determinate malattie.

Per gli studiosi, questo fenomeno sembrerebbe ruotare tutto intorno al sistema immunitario delle zanzare, che funziona diversamente a seconda del genere o della specie, rendendo alcune zanzare quasi immuni a determinati virus. Detto questo: la zanzara della febbre gialla e la zanzara tigre in Italia sono arrivate entrambe?

Cenni storici sulla febbre dengue

Il termine “dengue” sembrerebbe provenire dall’espressione swahili “Ka-dinga pepo” che significa: “malattia con crampi causata da uno spirito maligno”. La prima epidemia documentata di febbre dengue risale al 1779 e interessò vari Paesi tra cui gran parte dell'Asia, Africa, America settentrionale -dove le zanzare arrivavano sulla navi della tratta degli schiavi. Per trovare il primo caso di Dengue in assoluto, però, dobbiamo tornare a quando in Cina c’era la dinastia Jìn, tra il 265 e il 420; in un’enciclopedia medica di questo periodo si parla, infatti, di un "veleno acquoso" associato agli insetti volanti.

Salto in avanti, e arriviamo al XX secolo: dopo la Seconda Guerra Mondiale, con tutti gli spostamenti, il caos e la distruzione, la febbre Dengue ha raggiunto luoghi mai toccati prima e la sua incidenza è aumentata di 30 volte. Poi, con la globalizzazione e il riscaldamento globale si è andati sempre peggio, fino alla situazione odierna: 50-100 milioni di casi al mondo ogni anno, 110 Paesi dove la malattia è endemica, e una media di 20.000 morti all’anno.

I virus dengue in Italia

Al momento non ci sono segnalazioni di Aedes aegypti nel nostro Paese, invece è ben presente -in oltre 300 Comuni, specialmente al Nordest- la zanzara tigre, che sembrerebbe essere arrivata intorno al 1990, tramite il commercio di copertoni usati importati dall’estero. In effetti, gli pneumatici sono proprio in cima alla lista dei posti preferiti da queste zanzare per deporre le loro uova, seguiti da secchi, vasi, insomma, tutti luoghi dove facilmente si può accumulare l'acqua stagnante, che serve alle uova per schiudersi e dare il via al ciclo di sviluppo, che può concludersi in meno di 10 giorni. Le uova della zanzara tigre, inoltre, sono particolarmente resistenti: possono sopravvivere al freddo – anche a temperature di -10° – e alla siccità fino a 6 mesi. L’Istituto superiore di sanità monitora sia il numero delle zanzare esotiche in Italia, sia quello dei casi confermati di Dengue, che in tutto il 2023 sono stati 362: 280 importati e 82 casi autoctoni.

Se un caso è importato significa che la persona è stata punta in viaggio, e poi è tornata in Italia con la dengue; se è autoctono, invece, la persona è stata punta da una zanzara tigre infetta, qui in Italia – o perché la zanzara è stata trasportata accidentalmente dall’estero, oppure perché quella zanzara ha contratto il virus nutrendosi del sangue di un’altra persona infetta, sempre in Italia. A proposito di questo, chiariamo una cosa: dire che la zanzara tigre c’è in Italia, non vuol dire che lo sono anche i virus che potenzialmente è in grado di trasmettere; infatti i virus della dengue nelle nostre zone non sono diffusi, anche per questo i contagi tutto sommato sono limitati. Molto diversa è la situazione in Paesi dove la malattia è endemica: per il 2023, il Brasile ha segnalato oltre 2 milioni di casi sospetti di dengue.

Come riconoscere la zanzara tigre

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Ma come si riconosce una zanzara tigre? Non è così difficile, prima di tutto è nera – mentre quelle più comuni in Italia sono marroni. Poi ha delle striscette bianche sulle zampe, e la caratteristica più tipica è la striscia bianca ben visibile che parte dalla testa e continua sul dorso. La Aedes aegypti è simile ma, sul dorso, invece di una striscia grossa ha delle linee curve che disegnano una lira, lo strumento musicale. Inoltre, la zanzara tigre non è attiva di notte – che passa a sonnecchiare nella vegetazione – invece, preferisce nutrirsi nelle ore più fresche della giornata, al mattino presto e al tramonto. Non va in diapausa – che è il letargo degli insetti – però sicuramente con l’umidità che serve alle uova, e temperature intorno ai 25°, la zanzara tigre riesce a svilupparsi più velocemente. Si è visto che in molte Regioni dell’Italia settentrionale il picco di femmine adulte si raggiunge tra maggio e settembre, mentre al Centro, tra giugno-luglio e settembre-ottobre.

Se avete visto il video di Kodami dedicato sapete già perché le zanzare pungono solo alcune persone, e anche che solo le zanzare femmina, con il loro apparato boccale pungente-succhiante, si nutrono del sangue per far maturare le loro uova. Dopo il pasto di sangue in media passano tra i 3 e i 5 giorni, e a quel punto ogni femmina può deporre fino a un centinaio di uova. Facendo un rapido calcolo, se ogni zanzara tigre vive all’incirca 3-4 settimane, significa che le femmine possono pungere più volte nell’arco della loro vita. Questo vuol dire che una stessa zanzara infetta può trasmettere la dengue a più persone, perché una volta contratto il virus, è asintomatica e resta infetta per tutta la sua breve vita. La zanzara tigre preleva il virus insieme al sangue, e il virus entra nell’apparato digerente della zanzara. Da lì ci mette circa 8 giorni per invadere tutti i suoi tessuti, arrivando fino alle ghiandole salivari. Quando poi la zanzara userà la saliva per anestetizzare la pelle del suo target e per mantenere il sangue fluido, a quel punto il virus infetterà un nuovo ospite umano.

Come proteggersi dalla dengue

L’arma più efficace contro la dengue è la prevenzione. A inizio marzo 2024 il Ministero della Salute ha emesso una circolare aggiornata rivolta a tutti, con una serie di indicazioni su come comportarsi. I punti principali sono questi: potenziare la sorveglianza, fare più bonifiche e formare il personale sanitario, educando anche i cittadini. Potenziare la sorveglianza, non significa solo alzare la guardia negli aeroporti, monitorando tutti gli accessi, ma anche controllare le donazioni di sangue. Infatti anche se il contagio tra persone non può avvenire, c'è un'eccezione e sono proprio le trasfusioni di sangue infetto. Il rischio è minimo, ma esiste e bisogna fare attenzione. Dal 2023 in Italia esiste anche un vaccino approvato dall'Agenzia italiana del farmaco, che però attualmente non è per tutti, ma è consigliato alle persone che hanno già avuto una pregressa infezione da virus dengue e stanno per intraprendere un viaggio in aree endemiche oppure in soggetti che, a prescindere dall'infezione, dovranno soggiornare per lunghi periodi in Paesi ad elevata endemia.

Basta un'iniezione sottocutanea, e il vaccino ha una copertura per tutti e 4 i virus della dengue inducendo una risposta immunologica da parte del sistema immunitario. Tutte queste disposizioni, dai controlli alle bonifiche, chiaramente non dipendono dai singoli cittadini, ma quello che ognuno di noi può fare invece per proteggersi è informarsi. Sapere chi sono queste zanzare, come si comportano, è la sola cosa che può aiutarci a prendere le giuste precauzioni. Sono piccole accortezze che però possono fare la differenza, specialmente in un mondo come questo, dove le ondate di caldo anomalo e i cambiamenti climatici – di cui l'uomo è il principale responsabile – oltre ad avere un impatto su di noi, lo hanno anche sulle altre specie, spostando i confini dei loro habitat naturali.

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