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La NASA ha testato un motore rivoluzionario che porterà l’uomo su Marte: eccolo in azione

In un nuovo test il motore a razzo Rotating Detonation Rocket Engine (RDRE) della NASA ha raggiunto le 5.800 libbre di spinta per quattro minuti. Si tratta di un risultato eccezionale che avvicina l’uomo a Marte, letteralmente: questo propulsore sperimentale, infatti, una volta completato verrà impiegato per la conquista del Pianeta Rosso.
A cura di Andrea Centini
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La NASA sta testando con successo un rivoluzionario motore a razzo, che ha come ambizioso obiettivo quello di "accompagnare" i primi astronauti su Marte. Sebbene infatti l'agenzia aerospaziale americana stia lavorando a un razzo a propulsione nucleare in grado di portare una navicella sul Pianeta Rosso in soli 45 giorni, riducendo di netto le tempistiche di svariati mesi previste con le tecnologie attuali, i motori a combustione interna giocheranno ancora un ruolo fondamentale nella pionieristica conquista del suolo marziano, attesa attorno alla metà degli anni '30. In questo contesto il Rotating Detonation Rocket Engine o RDRE, nome del nuovo propulsore sperimentale, potrebbe fare un'enorme differenza. Questo motore, infatti, oltre a essere stampato in 3D, fornisce una spinta significativa con un'efficienza sensibilmente superiore a quella dei propulsori tradizionali.

Credit: NASA
Credit: NASA

Il segreto del RDRE risiede nel fatto che si basa sulla detonazione del propellente, in grado di determinare una combustione supersonica (a differenza della deflagrazione che sfocia in una subsonica). Il sistema, inoltre, sfrutta una particolare componente ad anello chiamata “combustion Chamber Annulus”, dove vengono convogliate le onde di detonazione invece di essere espulse, di fatto riciclandole. Questo meccanismo garantisce una spinta superiore e un consumo minore di propellente, a tutto vantaggio dell'efficienza e dei costi delle missioni spaziali. In parole molto semplici, grazie a questo motore sarà possibile spostare carichi più pesanti nello spazio e al contempo risparmiare. Il peso, del resto, rappresenta una delle voci più impattanti nel bilancio delle missioni spaziali; grazie a questo propulsore si potranno organizzare meglio le priorità. Come spiegato dalla NASA in un comunicato stampa, questa particolare tecnologia potrebbe essere utilizzata per far atterrare i lander, nello stadio superiore dei razzi e nella retropropulsione supersonica, “una tecnica di decelerazione che potrebbe far atterrare carichi utili più grandi – o addirittura esseri umani – sulla superficie di Marte”.

I prototipi del motore a razzo RDRE vengono testati dall'agenzia aerospaziale americana (in collaborazione con l'azienda IN Space LLC) sin dal 2020, ma la prima pietra miliare è stata poggiata nel 2022, quando durante un test presso l'East Test Area di Huntsville del Marshall Space Flight Center della NASA (Alabama) ha raggiunto le 4.000 libbre di spinta per circa un minuto. Ora il nuovo motore ha raggiunto un nuovo traguardo: 5.800 libbre di spinta per circa 4 minuti. È un tipo di combustione prolungato che può permettere sia l'atterraggio di un lander che le manovre per mettere una navicella in rotta verso il pianeta rosso. Il tutto grazie a materiali leggeri, stampati in 3D e riutilizzabili. “L'RDRE consente un enorme salto di efficienza nella progettazione”, ha dichiarato Thomas Teasley, ingegnere specializzato in sistemi di propulsione e a capo del progetto RDRE. “Dimostra che siamo più vicini alla realizzazione di sistemi di propulsione leggeri che ci consentiranno di inviare più massa e carico utile più lontano nello spazio profondo, una componente fondamentale per la visione Luna-Marte della NASA ”, ha chiosato Teasley.

In attesa dei primi razzi a fissione nucleare, questo sistema innovativo potrebbe farci fare quel balzo tecnologico in avanti necessario per approdare sul Pianeta Rosso, la cui conquista è ancora ricchissima di sfide. Tra le principali vi è l'esposizione alla radiazione cosmica durante il lungo viaggio. Le dosi ricevute, secondo diversi studi, sarebbero infatti letali per gli astronauti.

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