Pakistan, i soldati mutilati continuano a militare nell'esercito
pubblicato il 26 febbraio 2014 alle ore 17:52
Nelle missioni al fronte contro i talebani rimangono spesso gravemente feriti, subiscono amputazioni. Ma i soldati dell'esercito regolare pachistano non perdono la determinazione nella propria missione. E in molti casi tornano a lavorare nell'esercito.Il capitano Kaleem nel 2011 è rimasto vittima di un ordigno artigianale: in quella occasione ha perso entrambe le gambe. Ma una volta recuperata la mobilità con due protesi ha ripreso la formazione per restare nell'esercito:"Torneremo utili in unità diverse da quelle in cui lavoravamo prima. Di sicuro non andremo in zone di combattimento, ma possiamo essere utili in attività più stabili, da qualche parte nel Paese".Questo ospedale militare è specializzato nella riabilitazione: in 10 anni qui sono state realizzate 1.300 protesi per i soldati mutilati. Per questi uomini avere una protesi è un motivo di orgoglio:"Dopo l'amputazione sono diventato più forte perchè quando ci si batte per la patria, ci si sacrifica, questo dà tanta forza".La fede e il senso della patria sono i veri moventi di tanta determinazione, e avere una protesi in questo caso non è una umiliazione:"Nella società in generale lo sarebbe - dice Ahmer Iqbar, psicologo - ma in questo caso parliamo di una categoria particolare, i soldati. I membri dell'esercito pachistano che sacrificano una parte del proprio corpo sono visti come eroi, per loro è una benedizione".
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