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LIBERATO esiste e lo ha dimostrato davanti a 75 mila persone a Napoli

Sono 75 mila persone in tre giorni quelle che hanno seguito LIBERATO nei suoi concerti a Piazza del Plebiscito. Il cantante misterioso ha dimostrato di esserci e di avere un set internazionale.
A cura di Francesco Raiola
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Liberato a Piazza del Plebiscito (ph Giuseppe Maffia)
Liberato a Piazza del Plebiscito (ph Giuseppe Maffia)

Nonostante le apparizioni sporadiche, l'assenza di attività social quotidiana – che ogni volta fa gridare a qualcuno dello sgonfiarsi del fenomeno -, di singoli in uscita ogni tot per mantenere l'hype, LIBERATO ha dimostrato non solo di esistere nella realtà ma di avere un seguito che riesce a riempire tre serate in Piazza del Plebiscito con un totale di circa 75 mila persone. E soprattutto ha dimostrato di poter competere senza troppi problemi con produzioni importanti: è un set "internazionale" quello che si è visto nella città partenopea, con un insieme di palco, luci e visual che, ispirato anche dai Massive Attack, non aveva da fare invidia a nessuno (diamo a Cesare quel che è di Cesare: lighting, stage design e programming sono a cura di Martino Cerati mentre i Visual Art a cura di QUIET ENSEMBLE).

Liberato c'è, quindi, e la dimostrazione è anche nel pubblico che cantava tutte le canzoni e ballava un set tiratissimo dall'inizio alla fine. Ma la cosa sorprendente è stata rendersi conto della varietà di quel pubblico che segue il misterioso artista napoletano con vecchi clubbers che si mescolavano a giovanissimi e giovanissime – e chissà che non abbia aiutato la presenza di "Me staje appennenno amò" in "Mare Fuori" -: persone reali, che hanno occupato tutta Piazza del Plebiscito e sono stati ripagati. Lo stage design riprende quello che aveva già proposto qualche anno fa a Roma, ma resta impressionante per la qualità e il sapore internazionale, mentre il set, ovviamente, è cambiato, aggiungendo anche le canzoni dell'ultimo album.

LIBERATO vuole creare una sorta di comunanza che oltre alla musica è legata a un'identità, un po' come nelle canzoni, mescolare la dimensione internazionale a quella prettamente partenopea: nelle canzoni lo vediamo con l'alternanza plastica di napoletano e inglese, nei riferimenti alla canzone classica napoletana e alla scena dance internazionale, mentre nel live lo si vede proprio con una produzione importante e la totale napoletanità del cantante che non rifugge i cliché, anzi talvolta li esagera volontariamente, esagerandio l'attitudine da stadio, il rivolgersi ai fan esclusivamente in un napoletano "sporco", fino a condensare il tutto, per esempio, nel corpo di ballo FUNA che parte da Napoli per creare una coreografia che unisce danza contemporanea, verticale, mentre i synth si uniscono alla tammorra.

Il set è tutto da ballare, una suite lunga poco più di un'ora e mezza, che trasformerebbe Piazza del Plebiscito in un dancefloor se non fosse stracolma. E così si balla sul posto e si canta, con una scaletta che unisce i suoi primi successi ai singoli rilasciati i questi anni, pescando, chiaramente, anche dai tre album "LIberato", "Ultras" e Liberato II". Ci sono, quindi singoli come "Gaiola Portafortuna", "Tu t'e scurdato ‘e me", "Me Staj Appennen Amò" e una "Nove Maggio" che vede sul palco, incappucciato, anche Calcutta che, anche lui incappucciato, torna a prendere confidenza col palco prima del suo tour. Poi ci sono "Partenope", "Tu Me Faje Ascì Pazz'", "Oi Marì", portandoti dal lungomare di Napoli a qualche club europeo, fino alla chiusura con "‘O core nun tene padroni", diventata uan delle canzoni simbolo del terzo scudetto del Napoli, con cui LIBERATO chiude il concerto.

Piazza del Plebiscito durante il concerto di LIBERATO (ph Giuseppe Maffia)
Piazza del Plebiscito durante il concerto di LIBERATO (ph Giuseppe Maffia)

LIBERATO torna a ricordarci che lui c'è sempre, anche – soprattutto – quando non c'è, confermandosi come uno degli artisti italiani più interessanti di questi anni. E dimostrando che si possono creare cose interessanti senza per forza lasciarsi alle spalle il marketing, anzi, usandolo come propulsore per prendersi qualche libertà e riuscire a creare dal nulla una dimensione che realmente mescola linguaggi e pubblici. Perché, alla fine, questo resta uno dei pregi del cantautore, ovvero aver trovato uno spazio, e soprattutto un'identità, mescolandone svariate e dimostrando nei fatti – e lo abbiamo in forma diversa anche coi Nu Genea – che aprirsi, contaminare e contaminarsi, aprirsi alla creatività, mescolare veramente territorio e fattore internazionale è una chiave reale di successo.

Liberato e Calcutta a Piazza del Plebiscito (ph Giuseppe Maffia)
Liberato e Calcutta a Piazza del Plebiscito (ph Giuseppe Maffia)
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