Lo Sputnik di Luca Carboni: "Calcutta, Gazzelle: ho aperto le porte a una scrittura più collettiva"

pubblicato il 11 giugno 2018 alle ore 13:58
Si chiama Sputnik il nuovo album di Luca Carboni, anticipato dal singolo "Una grande festa" tra i singoli più trasmessi dalle radio in queste ultime settimane e specchio di tornasole di quello che è tutto l'album, un lavoro in cui il cantautore bolognese punta sui synth e molla le chitarre per spostare il concetto di verità ai testi a cui ha lavorato moltissimo, come spiega a Fanpage.it: "Il disco è un po' figlio dell'esperienza "Pop-Up", però volevo andare su una dimensione un po' più estrema, una sintesi molto legata a un incontro tra elementi di new wave, synth band degli anni '80 e quindi affidando la parte più di verità al testo, al canto e infatti è stato un lavoro molto lungo di scrittura".
 
Continuando quello che aveva già sperimentato in Pop-Up, Carboni si affida ancora una volta anche a penne esterne, penne giovani come quelle di Calcutta, Gazzelle e Giorgio Poi: "Ho aperto, per questo disco, le porte a una scrittura più collettiva (...) È una generazione di cantautori anagraficamente molto lontana da me, potrebbero essere miei figli, però c'è anche un legame tra questa nuova ondata di cantautori e la mia storia musicale".
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